La statua di Esculapio

Cum Romani horribili pestilentia laborarent nec sibi consulere ullo modo possent, senatus Delphos legatos misit qui oraculum Apollinis consulerent. Ut illam pestem auferre possent, Apollo eos iussit statuam Aesculapii, dei medicinae, Romam Epidauro ferre. Cum senatus legati Epidaurum venissent et haec nuntiavissent, Epidaurii responderunt se statuam ex suo templo dimittere non posse. Sed insequenti nocte Aesculapius, in cubiculo legatorum iam de Urbis salute desperantium, apparuit, baculum serpente circumdatum manu tenens et auxilio meo confidite – ait – ego vobiscum veniam, urbi vestrae auxilium daturus. Mox me in navi vestra videbitis». Postero die, primo mane, serpens magnifica, cum ex templo discessisset, ad portum venit atque in navem Romanorum leniter repens conscendit. Tunc Epidaurii intellexerunt deum cum Romanis navigare cupere, et legatis ut statuam Romam ferrent permiserunt.

Poiché i Romani erano in difficoltà a causa di una terribile pestilenza e in nessun modo potevano provvedere a se stessi, il senato mandò dei messi a Delfi affinché consultassero l’oracolo di Apollo. Per poter allontanare quella pestilenza, Apollo ordinò loro di portare da Epiduro a Roma la statua di Esculapio, dio della medicina. Dopo che i messi del senato furono giunti a Epiduro ed ebbero riferito queste cose, gli abitanti di Epidauro risposero di non poter mandar via la statua dal suo tempio. Ma la notte seguente Esculapio apparve nella camera dei messi, che ormai disperavano della salvezza di Roma, tenendo in mano il bastone circondato dal serpente e disse: «Romani, confidate nel mio aiuto, infatti io verrò con voi, per dare aiuto alla vostra città. Presto mi vedrete sulla vostra nave». Il giorno dopo, di prima mattina, un magnifico serpente, dopo che si fu allontanato dal tempio, andò al porto e, strisciando lentamente, salì sulla nave dei Romani. Allora gli abitanti di Epidauro capirono che il dio desiderava navigare con i Romani e permisero ai messi di portare la statua a Roma.