La storia del poeta Arione salvato da un delfino

Erat Arion clarus Graecus poeta. Aetatem suam plerumque Arion apud Periandrum, Corinthi tyrannum, degit. Olim, tamen, in Siciliam poeta veniebat, et ibi poetarum certamen vincebat multaque dona ob victoriam accipiebat. Tum, muneribus onustus, Corinthum navigio remeabat: nautae, tamen, Arionis divitiarum cupidi, poetae insidias parabant. Dum dormit, Apollinis, poetarum patroni, imago Arioni in somno veniebat: «Cave nautas, – deus monebat – quia ruinam tuam parant!»; et consilia praeterea poetae dabat. Postridie, ut gubernator ad Arionem cum pugione appropinquat, poeta insidiatoribus suis rogat: «Citharam, quaeso, date mihi, quia ultimum carmen canere cupio». Nautae citharam dant: repente, tamen, dum psallit, Arionm in pelagus desilit. Citharae suavitate attrahitur delphinus: Arionem servat et usque ad Graeciam tergo vehit.

Grammatica Picta (1) – Pag.140 n.16

Arione era un illustre poeta Greco. Arione trascorre la propria vita per lo più presso Periandro, il tiranno di Corinto. Un giorno, tuttavia, il poeta si recava in Sicilia e lì vinceva una gara di poeti e, per via della vittoria, riceveva molti doni. A quel punto, carico di doni, ritornava a Corinto con una barca: i marinai, però, bramosi della ricchezza di Arione, tendevano un agguato al poeta. Mentre egli dormiva, ad Arione si presentava nel sonno la figura di Apollo, il protettore dei poeti: Fa’ attenzione ai marinai – avvertiva il dio – perché preparano la tua rovina!; ed inoltre dava dei consigli al poeta. Il giorno successivo, appena il timoniere si avvicina ad Arione con un pugnale, il poeta chiede ai suoi aggressori: Per favore, datemi la cetra, poiché desidero intonare un ultimo canto. I marinai concedono la cetra. All’improvviso, tuttavia, mentre canta, Arione salta nel mare. Un delfino viene attirato dalla piacevolezza della cetra: salva Arione e lo trasporta sul dorso fino in Grecia.