La storia della cicala e della formica

Poetae formicae industriam celebrant, cicadae autem pigritiam et imprudentiam exprobrant. Clara fabula a poetis narratur. Aestate summa formica laborat: micarum copiam per terrae rimas trahit et in latebram congerit; cicada, autem, beate cantat, operas vitat et sumit escas quas natura sponte silvarum incolis praebet. Frustra cicadae stultitia et pigritia reprehenduntur a formica: nam cicada formicae industriam deridet. Sed bruma venit, et terram herbasque siccat: pluviis formica et cicada in latebris manere coguntur. Formicae micarum copia in latebra est; cicada, autem, escas non habet et inedia laborat. Nunc cicada intellegit: «Merito a formica derideor».

Grammatica Picta – Pag.56 n.36

I poeti esaltano la laboriosità della formica, viceversa biasimano la pigrizia e l’imprevidenza della cicala. Una celebre favola viene narrata dai poeti. Al culmine dell’estate una formica lavora: trascina attraverso le fessure della terra una grande quantità di molliche, e le accumula nella tana; la cicala invece, canta allegramente, evita i lavori e mangia i cibi che la natura offre spontaneamente agli abitanti dei boschi. La stupidità e la pigrizia della cicala vengono rimproverate invano dalla formica: infatti la cicala deride la laboriosità della formica. Ma arriva il freddo, e secca la terra e le erbe: la cicala e la formica sono costrette a rimanere nelle tane dalle piogge. La formica nella tana ha una grande quantità di molliche; la cicala, al contrario, non ha cibi e soffre per la fame. Ora la cicala capisce: “Giustamente vengo derisa dalla formica”.