La storia di Edipo (1)

Apollo deus Laio, Thebarum regi, responderat: «Si filium habueris, ab eo necaberis». Itaque postquam uxor locasta filium peperit, Laius servis suis iussit: «Puerum in monte exponite!». Infans tamen vitam non amisit, quia servus Corinthius eum invenit et ad Corinthi regiam duxit. Nam Polybus rex et eius uxor Periboea orbi erant liberis: magno cum gaudio infantem ut suum educaverunt et nomen Oedipodem propter pedum cicatrices ei dederunt (Oedipus enim in Graeca lingua “pedes tumido significat). Cum ad adulescentiam pervenit, homo invidus Oedipodis fortunae virtutumque eum monuit: «Tu Polybi filius non es». Diu iuvenis dubio consumitur, tandem Delphos, ad Apollinis oraculum pergit. Ei oraculum respondet: «Patrem tuum necabis et matrem tuam in matrimonium duces». Oedipus ob horrendum responsum secum cogitavit: «Numquam Corinthum revertam: itaque neque patrem necabo, neque matrem in matrimonium ducam».

Il dio Apollo aveva risposto a Laio, re di Tebe: «Se avrai un figlio, sarai ucciso da lui». Pertanto dopo che la moglie Giocasta diede alla luce un figlio, Laio ordinò ai suoi servi: «Abbandonate il bambino sulla montagna!». Tuttavia il bambino non perse la vita, poiché un servo di Corinto lo trovò e lo portò nella reggia di Corinto. Infatti il re Polibo e sua moglie Peribea erano privi di figli: con grande gioia allevarono il bambino come proprio e a causa delle cicatrici dei piedi gli diedero il nome di Edipo (Edipo infatti in lingua Greca significa “piedi gonfi”). Quando giunse alla giovinezza, un uomo geloso della sorte e delle virtù di Edipo lo ammonì: «Tu non sei figlio di Polibo». A lungo il giovane viene tormentato dal dubbio, alla fine si reca a Delfi, all’oracolo di Apollo. L’oracolo gli risponde: «Ucciderai tuo padre e sposerai tua madre». Edipo per l’orrendo responso pensò tra sé: «Non tornerò mai a Corinto: così né ucciderò mio padre, né sposerò mia madre».