La storia di Edipo (2)

Dum Oedipus Delphis discedit, Laius ad Apollinis oraculum contendebat quod multa prodigia mortem proximam ei praenuntiabant. Obviam ei Oedipus venit; regis satellites magna cum arrogantia iuveni imperant: «Iuvenis, de via decede!». Quia eorum iusso non paruit, rex equos immittit et raedae rota eius pedem opprimit. Oedipus autem, iratus et inscius, patrem suum de raeda detrahit et occidit. Post Laii mortem, Creon, Iocastae frater, regnum occupavit ubi iam diu Sphinx, monstrum saevum horrendumque, agros Thebanorum vexabat et viatores occidebat. Viatori enim aenigma ponebat: «Quod (quale, n.) animal mane quattuor (quattro, inv.), interdiu duo (due, acc. n.), vespere tria (tre, acc.n.) crura habet? Aenigma solve et abhinc ego discedam aut aliter te vorabo».

Mentre Edipo andava via da Delfi, Laio si dirigeva verso l’oracolo di Apollo poiché molti prodigi gli preannunciavano la morte imminente. Edipo gli andò incontro; le guardie del corpo del re con grande arroganza ordinano al giovane: «Giovane, allontanati dalla strada!». Poiché non obbedì al loro ordine, il re allenta i cavalli e la ruota del carro schiaccia il piede di quello (= riferito a Edipo). Allora Edipo, adirato e ignaro, tira suo padre giù dal carro e lo uccide. Dopo la morte di Laio, Creonte, fratello di Giocasta, occupò il regno dove già a lungo la Sfinge, mostro crudele e orribile, devastava i campi dei Tebani e uccideva i viaggiatori. Infatti al viaggiatore poneva un enigma: «Quale animale al mattino ha quattro zampe, durante il giorno due, di sera tre? Risolvi l’enigma e io andrò via da qui o altrimenti ti divorerò».