La storia di Edipo (II)

Rex Creon promisit: «Multum profuturus sum ei qui Sphingis aenigma solvet: regnum et Iocastam, sororem meam, in coniugium ei daturus sum». Oedipus igitur Thebas venit et aenigma solvit. Itaque regnum paternum et Iocastam matrem uxorem inscius accepit, ex qua filios procreavit. Interim Thebis sterilitas frugum et penuria inciderunt ob Oedipodis (“di Edipo”) scelera; interrogatusque Tiresias (“Tiresia”, nom.) de calamitate ita respondit: «Thebae pestilentia liberabuntur, sed Thebani maximam culpam luere debent». Tandem is senex, qui Oedipum in monte exposuerat, ex pedum cicatricibus eum ut filium Laii agnovit. Oedipus, veritate cognita, ex veste matris fibulas detraxit se luminibus privaturus. Hoc facto, is superfuit, sed caecus.

Igino

Il re Creonte promise: «Ho intenzione di giovare molto a colui che risolverà l’enigma della Sfinge: ho intenzione di concedere a lui il regno e Giocasta, mia sorella, in sposa». Dunque Edipo si recò a Tebe e risolse l’enigma. Pertanto ricevette, ignaro, il regno paterno e la madre Giocasta come moglie, dalla quale generò dei figli. Nel frattempo a Tebe sopraggiunsero la scarsezza e penuria di messi a causa delle scelleratezze di Edipo; Tiresia, interrogato sulla sciagura, rispose così: «Tebe sarà liberata dalla pestilenza, ma i Tebani devono scontare una grandissima pena». Alla fine quell’anziano, che aveva abbandonato Edipo sulla montagna, dalle cicatrici dei piedi lo riconobbe come figlio di Laio. Edipo, conosciuta la verità, tolse le spille dalla veste della madre per privarsi degli occhi. Dopo che ebbe fatto ciò, egli sopravvisse, ma cieco.