La temerarietà è causa di rovina

In Macedonum exercitu, qui duce Alexandro iter per Indorum regionem faciebat, temeritate atque audacia insignes erant Symmachus et Nicanor, nobiles iuvenes, ad spernendum omne periculum accensi. Quibus ducibus, promptissimi militum lanceis modo armati, transnavere (= transnaverunt) in insulam quae in medio Indo amne erat quamque (= et quam) frequentes hostes tenebant. Cum eo pervenissent, multos Indorum, nulla re magis quam audacia armati, interemerunt. Abire cum gloria poterant, nisi admodum temerarii fuissent; dum supervenientes contemptim et superbe quoque exspectant, circumventi ab his qui occulti enaverant, eminus telis obruti sunt. Qui effugerant hostem aut impetu amnis ablati sunt aut vorticibus impliciti.

Maiorum Lingua C

Nell’esercito macedone, che marciava nelle regioni degli Indiani sotto il comando di Alessandro, erano noti per avventatezza e audacia Simmaco e Nicanore, giovani noti, ardenti del desiderio di disprezzare ogni rischio. Con la loro guida, i più disposti tra i soldati armati solo di lance, nuotarono verso l’isola che era in mezzo al fiume Indo e che spesso i nemici occupavano. Giunti là, furono uccisi da molti Indiani, armati di null’altro che di coraggio. Avrebbero potuto andarsene con fama, se non fossero stati molto temerari; mentre, sopraggiungendo, li aspettavano con arroganza e persino con disprezzo, circondati da coloro che si erano salvati a nuoto di nascosto, furono bersagliati da dardi dall’alto. Chi era sfuggito al nemico fu sottratto alla corrente del fiume o avvolti dai gorghi.