La volpe e il capro

Viri callidi a periculo effugium petunt dolo et aliorum damno. Olim vulpecula in puteum ceciderat: magna cum pertinacia frustra ad summum ascendere temptabat neque ullo modo e loco obscuro evadere valebat. Hircus aquae avidus ad puteum accedit. Cum callida bestiola eum vidit, insidias subdolis verbis ei paravit: «Huc descende, amice, quia aquam frigidam et gulae tuae iucundam ibi invenies». Dolum vafrae vulpeculae hircus non intellexit et in puteum se iniecit. Ut stultus in profundo fuit statim vulpecula in eius dorsum saluit et ex dorso sine periculo ad summum ascendit. Altera salva in apertum caelum evasit, alter miser et solus in puteo remansit. Fabula nos docet: saepe astutia et consilio callidi praestantiam aliorum fallunt et a periculis effugium sibi praestant.

Gli uomini astuti cercano una via di scampo dal pericolo anche a danno di altri. Un giorno una piccola volpe era caduta in un pozzo: con grande ostinazione cercava invano di arrampicarsi sulla sommità ma in nessun modo riusciva ad uscire dall’oscuro luogo. Un capro desideroso di acqua si avvicinò al pozzo. Quando l’astuta bestiolina lo vide, gli tese un’insidia con subdole parole: «Scendi qui, amico, poiché troverai acqua fresca e gradita alla tua gola». Il capro non capì l’inganno astuto della piccola volpe e si introdusse nel pozzo. Quando lo sciocco fu in profondità, subito la volpe saltò sul suo dorso e dal dorso si arrampicò sulla sommità senza pericolo. L’una uscì salva, l’altro rimase solo e infelice nel pozzo. La favola ci insegna: spesso i furbi ingannano la superiorità degli altri con l’astuzia e l’avvedutezza e si assicurano una via di scampo dai pericoli.