La volpe e l’aquila

Olim audacissima aquila, omnium avium rapacissima, quoniam pullis suis escam praebere desiderabat, matre a latibulo absente, vulpis catulos rapuerat et in nido suo posuerat, in antiquissimae quercus cacumine. Tum vulpes mater sub aquilae altissimam arborem venit atque flens avium reginam imploravit: «Tantum luctum a me (= da me) amove!». Sed aquila vulpis miserrimae precem contempsit, quod tutior erat in altissima arbore. Vulpes certe debilior aquila est, sed callidissimum animalium omnium: quare, omni spe amissa, a deorum ara facem ardentem rapuit arborisque fundamentum flammis circumdedit; inimicae suae atrocissimam mortem promittebat, etiam cum maximo damno progeniei suae. Tum superbissima aquila, ut mortis acerrimae periculum vidit, suos servare cupiens, vulpi catulos tradidit. Fabula docet: interdum sublimes humiliores metuere debent, quia etiam humiliores necopinatam vindictam parare sciunt.

Un giorno un’aquila molto sfrontata, la più avida di tutti i volatili, poiché desiderava procurare cibo ai suoi pulcini, essendo la madre lontana dalla tana, aveva rapito i cuccioli di una volpe e li aveva messi nel suo nido, sulla cima di una quercia molto antica. Allora mamma volpe si recò sotto l’altissimo albero dell’aquila e, piangendo, implorò la regina dei volatili: «Allontana da me un dolore tanto grande!». Ma l’aquila disprezzò la supplica dell’infelicissima volpe, poiché era alquanto sicura sull’altissimo albero. La volpe è sicuramente più debole dell’aquila, ma è la più astuta tra tutti gli animali: per questo, persa ogni speranza, prese una fiaccola ardente da un altare degli dèi e circondò con le fiamme la base dell’albero; prometteva una morte assai atroce alla sua nemica, anche con grandissimo danno per la sua progenie. Allora l’assai superba aquila, come vide il pericolo di una morte assai dolorosa, desiderando salvare i suoi, consegnò i cuccioli alla volpe. La favola insegna: talvolta i potenti devono temere i più umili, poiché anche i più umili sanno apprestare un’inaspettata vendetta.