L’anno dei tre imperatori

Octo iam menses ante Neronis mortem, anno duodeseptuagesimo post Christum natum, in Hispania legiones imperatorem consalutaverunt ducem suum Galbam, senem sexaginta duorum annorum. Sed post aliquot menses praetoriani, seditione facta, imperium Othoni detulerunt. Cum autem hic abhinc paucos dies imperator factus esset, Germaniae legiones imperatorem Vitellium conclamaverunt, qui maximis quam potuit itineribus in Italiam pervenit et apud Cremonam copias Othonis fudit, qui insequenti nocte mortem sibi conscivit. Tunc Vitellius Romam contendit et victor in Capitolium ingressus est. Postero die apud senatum populumque orationem de semetipso prompsit, industriam temperantiamque suam impudentibus laudibus attollens. Vulgus tamen, vacuum curis et sine veri falsique discrimine, ad solitas adulationes clamore et vocibus adstrepebat. Apud cives verum pro funesto omine acceptum est quod (il fatto che), maximum pontificatum adeptus, Vitellius de caerimoniis publicis edictum fecerat decimo quinto ante Kalendas Augustas, qui dies infaustus ab omnibus putabatur propter caedem, qua Romani apud Alliam flumen quadringentis duodequadraginta annis antea devicti erant.

Già otto mesi prima della morte di Nerone, nel sessantottesimo anno dopo la nascita di Cristo, in Spagna le legioni salutarono come imperatore il loro comandante Galba, un uomo anziano di sessantadue anni. Ma dopo alcuni mesi i pretoriani, sollevata una rivolta, conferirono il potere a Otone. Poi pochi giorni dopo che costui era stato fatto imperatore, le legioni della Germania acclamarono imperatore Vitellio, il quale, a marce forzate quanto più gli fu possibile, giunse in Italia e vinse presso Cremona le truppe di Otone, che durante la notte seguente si diede la morte. Allora Vitellio si diresse verso Roma ed entrò da vincitore in Campidoglio. Il giorno dopo dinanzi al senato e al popolo pronunciò un discorso su se stesso, esaltando con lodi sfacciate la propria abilità e moderazione. Tuttavia il volgo, ozioso e senza discernimento del vero e del falso, rispondeva con urla e applausi alle solite adulazioni. Però presso i cittadini venne interpretato come un presagio funesto il fatto che, ottenuta la carica di pontefice massimo, Vitellio avesse emesso un editto riguardante delle cerimonie pubbliche il quindicesimo giorno prima delle Calende di Agosto, giorno che da tutti veniva ritenuto infausto per la sconfitta con cui i Romani erano stati sbaragliati presso il fiume Allia quattrocentotrentotto anni prima.