L’asino che… bevve la luna

In caelo luna plena splendebat. Agricolae defatigati sub alta fago requiescebant. Haud procul rivus erat et aqua lunae figuram ostendebat. Asinus ad rivum appropinquavit et bibere incepit. Tum agricola stultus sociis suis clamavit: «Accurrite, amici! Asinus non solum aquam sed etiam lunam bibit!». Improviso nubes (le nubi, nom.) lunam obscuraverunt. Tum agricola: «Luna non amplius in caelo sed in stomacho malae bestiae est: sed si eam necabimus, lunam ab eius stomacho recuperare poterimus (potremo)». Eius consilium amici probaverunt et miserum asinum magnis plagis necaverunt; interea luna in caelo rursus apparuit. Itaque stulti agricolae facto suo laeti: «Ecce luna! Merito nostro luna salva est et in caelo rursus splendet!».

In cielo splendeva la luna piena. I contadini riposavano, stanchi, sotto un alto faggio. Non lontano c’era un ruscello e l’acqua rifletteva l’immagine della luna. Un asino si avvicinò al ruscello e iniziò a bere. Allora un contadino sciocco gridò ai suoi compagni: «Correte, amici! L’asino ha bevuto non solo l’acqua ma anche la luna!». All’improvviso delle nuvole coprirono la luna. Allora il contadino: «La luna non è più in cielo ma nello stomaco di questa bestia malvagia: ma se la uccideremo, potremo recuperare la luna dal suo stomaco». Gli amici approvarono il suo proposito e uccisero il povero asino con forti percosse; nel frattempo la luna fu nuovamente visibile in cielo. E così gli sciocchi contadini, soddisfatti del loro gesto, [dissero]: «Ecco la luna! Grazie a noi la luna è salva e splende di nuovo in cielo!».