Lati positivi della vecchiaia

Quid enim est iucundius senectute stipata studiis iuventutis? An ne illas quidem vires senectuti relinquemus, ut adulescentis doceat, instituat, ad omne offici munus instruat? Quo quidem opere quid potest esse praeclarius? Mihi vero et Cn. et P. Scipiones et avi tui duo, L. Aemilius et P. Africanus, comitatu nobilium iuvenum fortunati videbantur nec ulli bonarum artium magistri non beati putandi, quamvis consenuerint vires atque defecerint. Etsi ipsa ista defectio virium adulescentiae vitiis efficitur saepius quam senectutis; libidinosa enim et intemperans adulescentia effetum corpus tradit senectuti. Cyrus quidem apud Xenophontem eo sermone, quem moriens habuit, cum admodum senex esset, negat se umquam sensisse senectutem suam imbecilliorem factam, quam adulescentia fuisset.

Esperienze di traduzione – Pag.359 n.10 – Cicerone

Cosa vi è infatti di più piacevole di una vecchiaia circondata dagli ardori della gioventù? Forse che non lasceremo alla vecchiaia neppure tali forze, da istruire, formare, preparare i giovani ad assolvere ad ogni dovere? Cosa in verità può esservi più nobile di questo incarico? Certo Gneo e Publio Scipione e i tuoi due nonni, Lucio Emilio e Publio Africano, mi sembravano fortunati per il seguito di nobili giovani, né alcun maestro di arti liberali non deve essere considerato felice, benché le forze si siano invecchiate e lo abbiano abbandonato. Del resto questo stesso venir meno delle forze avviene più spesso per i vizi della giovinezza che della vecchiaia: infatti una giovinezza dissoluta ed intemperante consegna alla vecchiaia un corpo svigorito. Ciro, poi, come scrive Senofonte, nel discorso che tenne in punto di morte, quando era molto vecchio, afferma di non essersi mai accorto che la sua vecchiaia fosse diventata priva di forze più di quanto non lo fosse la sua giovinezza.