Le nozze di Cupido e Psiche officiate nell’Olimpo da Giove

Cum puellae porrexerit ambrosiae poculum: «Sume,» inquit Iuppiter «Psyche, et immortalis esto, nec umquam digredietur a tuo nexu Cupido, sed istae vobis erunt perpetuae nuptiae». Et, postea, cena nuptialis affluens exhibetur. Accumbebat summum torum maritus, Psychen gremio suo complexus. Sic et cum sua Iunone Iuppiter ac deinde per ordinem toti dei. Tunc poculum nectaris, quod vinum deorum est, Iovi quidem suus pocillator, ille rusticus puer, Ganymedes, ceteris vero Liber ministrabat; Vulcanus cenam coquebat, Horae rosis et ceteris floribus purpurabant omnia, Gratiae spargebant balsama, Musae quoque canora personabant. Tunc Apollo cantavit ad citharam, Venus suavi musicae superingressa formonsa saltavit, scaena sibi sic concinnata, ut Musae quidem chorum canerent, tibias inflaret Saturus, et Paniscus caneret. Cum rite Psyche convenerit in manum Cupidinis, nascitur illis maturo partu filia, quam Voluptatem nominamus.

Apuleio

Dopo aver porto alla fanciulla una coppa di ambrosia: «Prendi Psiche,» le disse Giove «e sii immortale, e Cupido non si staccherà mai dal tuo legame, ma queste nozze saranno per voi eterne». E, in seguito, venne offerto un lauto pranzo nuziale. Sul letto conviviale più elevato stava disteso il marito, che aveva abbracciato al suo cuore Psiche. C’era anche Giove con la sua Giunone e poi uno dopo l’altro tutti gli dei. Allora a Giove il suo coppiere, quel famoso ragazzo di campagna, Ganimede, serviva la bevanda del nettare, che è il vino degli dei, invece a tutti gli altri la serviva Libero; Vulcano cucinava il pranzo, le Ore imporporavano tutto con le rose e altri fiori, le Grazie spargevano balsami, anche le Muse facevano risuonare le loro melodie. Allora Apollo cantò al suono della cetra, Venere, entrata su (= sulle note di) una musica soave, danzò con grazia, avendo disposto la scena in modo che le Muse cantavano in coro, Satiro suonava il flauto, e Panisco cantava. Dopo che Psiche con le debite cerimonie rituali si era sposata con Cupido, nacque loro al tempo giusto del parto una figlia, che chiamiamo Voluttà.