Le ultime parole di Didone a Enea

Regina dolos praesensit (quis potest fallere amantem?) et excepit futura, omnia timens. Ancillae eam certiorem fecerunt Teucros classem armare et profectionem parare. Tandem ea Aenean (“Enea”, acc.) his verbis ultro compellat: «Dissimulare posse speravisti, perfide, tantum nefas, tacitusque mea terra decedere? Putasne me sine te etiamnunc victuram esse? Nescis quid ego tibi et tuis sociis fecerim? Num ignoras qualis Dido sit? Nonne hiberno sidere (“sotto il cielo invernale”) classem paras et per altum mare ire properas? Vir crudelis! Fugis, sed quo? Nescis qualem terram inventurus sis. Mene fugis? Ego te oro: tua consilia muta et hic mane».

Virgilio

La regina presagì gli inganni (chi può ingannare un amante?), e percepì gli eventi futuri, temendo ogni cosa. Le ancelle la informarono che i Troiani equipaggiavano la flotta e preparavano la partenza. Infine di propria iniziativa apostrofa Enea con queste parole: «Sperasti di poter dissimulare, o perfido, un’infamia tanto grande, e andar via in silenzio dalla mia terra? Credi che anche ora vivrò senza di te? Non sai cosa ho fatto per te e per i tuoi alleati? Forse ignori di che natura sia Didone? Non allestisci forse sotto il cielo invernale la flotta e ti affretti ad andare in alto mare? Uomo crudele! Fuggi, ma dove? Non sai che terra troverai. Fuggi me? Io ti supplico: cambia i tuoi propositi e resta qui».