L’importanza di vincere le sconfitte
Die natali discipuli sui Tullii, qui erat puer validior aequalibus suis agilitate atque vi corporis et perspicacior fratribus suis maioribus quoque, magister cum donis hanc brevem epistulam reliquit: “Cum adoleveris, tu non solum tam egregius quam pater et omnes avi eris, sed etiam audacior et sapientior. Sed, si vere egregius desiderabis esse, debebis hoc accipere (= accettare): aliquando non primus eris, sed secundus. Nemo nostrum semper in omnibus rebus vincit omnia. Nemo perfectus est. Si vinces maestitiam profligationis, vere egregius eris.”
Al compleanno del suo alunno Tullio, che era un fanciullo più forte dei suoi coetanei per agilità e forza del corpo e più perspicace anche dei suoi fratelli maggiori, il maestro assieme ai doni lasciò questa breve lettera: «Quando crescerai, sarai non solo egregio come tuo padre e tutti gli avi, ma anche più coraggioso e saggio. Ma, se desidererai davvero essere saggio, dovrai accettare questo: talvolta non sarai il primo, ma il secondo. Nessuno di noi vince sempre tutto in ogni circostanza. Nessuno è perfetto. Se vincerai la tristezza della sconfitta, sarai davvero egregio».
