Lucio ridiventa uomo

Tunc ego trepidans, adsiduo pulsu micanti corde, coronam, quae rosis amoenis intexta fulgurabat, avido ore susceptam cupidus promissi devoravi. Nec me fefellit caeleste promissum: protinus mihi delabitur deformis et ferina facies. Ac primo quidem squalens pilus defluit, ac dehinc cutis crassa tenuatur, venter obesus residet, pedum plantae per ungulas in digitos exeunt, manus non iam pedes sunt, sed in erecta porriguntur officia, cervix procera cohibetur, os et caput rutundatur, aures enormes repetunt pristinam parvitatem, dentes saxei redeunt ad humanam minutiem, et, quae me potissimum cruciabat ante, cauda nusquam! Populi mirantur, religiosi venerantur tam evidentem maximi numinis potentiam et consimilem nocturnis imaginibus magnificentiam et facilitatem reformationis, claraque et consona voce, caelo manus adtendentes, testantur tam inlustre deae beneficium.

Apuleio

Allora io tutto trepidante, col cuore che mi batteva forte, afferrata con bocca avida quella corona che splendeva intrecciata di bellissime rose, la divorai, impaziente che la promessa s’adempisse. E la celeste promessa non mi deluse: immediatamente mi sparisce quel brutto e animalesco aspetto. Per prima cosa cade l’ispido pelo, poi la grossa pelle si assottiglia, il ventre obeso si restringe, le piante dei piedi, attraverso gli zoccoli, si allungano in dita, le mani non sono più zampe, ma, rialzatesi, riprendono le loro funzioni, il lungo collo si accorcia, il viso e il capo si arrotondano, le enormi orecchie ritornano piccole come prima, i denti, simili a ciottoli, riprendono dimensioni umane, e quella coda che più d’ogni altra cosa mi tormentava prima, sparita! La folla rimane incantata, si prostra devota davanti alla potenza così evidente della grandissima dea, alla grandiosità, così rispondente al sogno notturno, ed alla naturalezza della metamorfosi, e a voce alta e in coro, tendendo le braccia al cielo, testimoniano il miracolo così straordinario della dea.