L’uomo non può essere forte nel corpo e saggio nella mente

Exitus duorum (“di due”) athletarum propter casuum novitatem clari et utiles ad puerorum educationem sunt. Milo Crotoniates (“di Crotone”), domo iter faciens, quercum in agro vidit, quae (“che”, rif. alla quercia, sogg.) issa erat cuneis adactis (“con cunei issati nel tronco”). Fidens viribus suis accessit ad quercum et manibus cuneos divellere cupiebat. Sed arbor, postquam cunei excussi erant et quercus in naturam suam revocata erat, manus Milonis compressit et, tametsi vir immanes nisus faciebat, athletae artus et membra ad ferarum victum praebuit. Item Polydamas, postquam tempestate in specum confugerat, quia spelunca nimio et subito incursu aquae ruebat, dum ceteri comites fugientes periculum vitant, solus athleta restitit et, genibus nixus (“appoggiato”), artubus umerisque suis lapsum terrae sustinuit, sine metu sed cum stultitia. Postremo, quoniam montis pondus humani corporis vires vicit, in specu sepulcrum habuit. Exempla incredibilium exituum nobis documentum praebent: cum artuum et membrorum mortalium nimia vis est, mentium vigor hebescit, quia natura negat utriusque boni (“di entrambi i beni”) largitionem et homo valens corpore et mente sapiens supra mortalem felicitatem putatur.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.155 n.12 – Valerio Massimo

Le dipartite di due atleti a causa della stravaganza del caso sono famosi ed utili all’educazione dei fanciulli. Mentre faceva un viaggio verso casa, Milone di Crotone vide in un campo una quercia che era stata spaccata in due con dei cunei fissati nel tronco. Confidando nelle sue forze si accostò alla quercia e voleva staccare i cunei con le mani. Ma la quercia (l’albero), dopo che i cunei furono tolti e la quercia fu riportata alla sua condizione originaria, schiacciò le mani di Milone e, nono stante l’uomo facesse sforzi immani, l’atleta vinto offrì gli arti e le membra come cibo per le fiere. Allo stesso modo Polidamante, dopo che a causa di una tempesta aveva trovato riparo in una caverna, poiché la caverna cadeva per l’eccessiva e improvvisa corso dell’acqua, mentre gli altri compagni evitavano (lett. evitano) il pericolo fuggendo, l’atleta solo restò fermo e, appoggiato con le ginocchia, sostenne con le sue braccia e con le spalle il crollo della terra, senza paura ma con insensatezza. Poiché il peso della montagna sovrastò le forze del corpo umano, trovò infine sepoltura nella caverna (stessa). Gli esempi di dipartite (morti) incredibili ci danno un avvertimento: quando la forza degli arti e delle membra mortali è eccessiva, il vigore delle menti si affievolisce, perché la natura nega la concessione di entrambi i beni e l’uomo che sta bene sia nel corpo che nella mente viene ritenuto saggio al di sopra della felicità mortale.