Ma io per te lo farei

Magna etiam discidia et plerumque iusta saepe nascitur, cum aliquid improbum ac turpe ab amicis postuletur, ut adiutores sint ad iniuriam vel crimen. Plerique, sicut videtur, recusant. Quid dicam? Sane id honeste faciant, ius tamen amicitiae deserere arguuntur ab iis quibus obsequi noluerunt. «Ego quidem amicitiae tuae causa omnia facerem»: haec est eorum inveterata querella, quae non modo familiaritates exstingui solet sed odia etiam gignit sempiterna. Quam ob rem id primum videamus, si placet, quatenus amor in amicitia progredi debeat. Nulla est igitur excusatio peccati, si amici causa peccaveris; nam cum conciliatrix amicitiae virtutis opinio fuerit, difficile est amicitiam manere, si a virtute defeceris.

Cicerone

Gravi dissidi, e per lo più legittimi, nascono spesso, quando agli amici si chiede qualcosa di malvagio e turpe, come per esempio che siano complici per un’ingiuria o un crimine. Parecchi, così come pare opportuno, rifiutano. Cosa potrei dire? Senza dubbio lo fanno onestamente, tuttavia sono accusati di venir meno alla legge dell’amicizia da coloro ai quali non vogliono obbedire. «Io farei certamente tutto per la tua amicizia»: questo è il loro inveterato rimprovero, che non solo è solito distruggere le amicizia, ma genera anche rancori eterni. Per cui, se pare opportuno, vediamo innanzitutto fino a che punto debba spingersi l’affetto nell’amicizia. Dunque non vi è alcuna giustificazione di una colpa, qualora tu abbia peccato per un amico; infatti, poiché la reputazione di virtù è stata conciliatrice dell’amicizia, sarebbe difficile che l’amicizia rimanesse, se ti allontanassi dalla virtù.