Mario assume il comando della guerra mitridatica

Sulla egressus urbe circa Nolam moratus est, quod ea urbs pertinacissime arma retinebat, exercituque Romano obsidebatur, velut si eam paeniteret eius fidei, quam bello praestiterat Punico. Interea P. Sulpicius, tribunus plebis, disertus, acer, opibus, gratia, amicitiis, vigore ingenii atque animi celeberrimus, cum antea rectissima voluntate apud populum maximam dignitatem quaesivisset, quasi pigeret eum virtutum suarum, subito pravus et praeceps factus est et ad C. Marium omnia imperia et omnes provincias petentem defecit legemque ad populum tulit qua Sullae imperium abrogaretur et C. Mario bellum decerneretur Mithridaticum; aliasque leges perniciosas et exitiabiles, neque tolerandas liberae civitati tulit. Quin etiam Q. Pompeii consulis filium eundemque Sullae generum, per emissarios factionis suae interfecit.

Velleio Patercolo

Silla partito dalla città si fermò vicino a Nola, perché questa città manteneva le armi con molta ostinazione, ed era assediata dall’esercito Romano, come se essa si pentisse di quella fedeltà che aveva dimostrato durante la guerra Punica. Nel frattempo Publio Sulpicio, tribuno della plebe, accorto, risoluto, famosissimo per le ricchezze, l’influenza, le amicizie, il vigore dell’ingegno e dell’animo, mentre in precedenza aveva chiesto la massima carica davanti al popolo con volontà fermissima, come se si dispiacesse delle proprie virtù, divenne improvvisamente malvagio e sconsiderato e passò dalla parte di Gaio Mario, che chiedeva tutti i poteri e tutte le province, e presentò al popolo una legge con la quale venisse tolto il comando a Silla e si assegnasse a Gaio Mario la guerra contro Mitridate; e propose altre leggi dannose e rovinose e intollerabili per una città libera. Anzi per mezzo di sicari della propria fazione fece assassinare il figlio del console Quinto Pompeo e lo stesso genero di Silla.