Mario contro i Cimbri e i Teutoni
Multa de Caio Mario a rerum scriptoribus narrantur, apud quos legimus eum fuisse clarissimum imperatorem in Africa contra Iugurtham et in Gallia contra barbaros.
Cum enim Romani cognovissent Cimbros et Teuones ex finibus Germaniae excessisse et in Galliam atque in Italiam descendisse, magno timore perterriti sunt.
Recordabantur enim Germanos olim in Galliam migravisse et Gallos gravissimis cladibus adflictavisse.
At senatus animo non defecit (si perse) et contra eos Marium consulem, virum fortissimum et rei militaris peritissimum, cum ingentibus copiis misit.
Tradunt rerum scriptores barbaros a Mario bis devictos esse, primum apud Aquas Sextias in Provincia Gallica, deinde apud Vercellas in Gallia Citeriore.
Cum marii nuntii Romam nuntiaverunt Romanos in duobus proeliis victores fuisse et barbaros profligatos esse, magna fuit in urbe omnium civium laetitia quia videbant rem publicam salvam esse et ingens periculum depulsum esse.
Sperabant enim Germaniae feras gentes, post tot et tantas clades, numquam rursus in Italiam descensuras esse.
Sono narrate dagli storici molte cose su Caio Mario, presso cui leggiamo che fu un famosissimo comandante in Africa contro Giugurta e in Gallia contro i Barbari.
I Romani infatti avendo saputo che i Cimbri e i Teutoni erano usciti dai confini della Germania e erano discesi in Gallia e in Italia, furono atterriti da grande timore.
Ricordavano infatti che i Germani un tempo erano giunti in Gallia che i Galli li avevano devastati con pesantissime stragi.
Ma il senato non si perse d’animo e inviò contro questi il console Mario un uomo fortissimo ed espertissimo di arte militare, con ingenti milizie.
Gli storici tramandano che i barbari furono sbaragliati due volte da Mario, la prima volta presso Acqua Sessa nella provincia Gallica, poi presso Vercelli nella Gallia Citeriore.
Quando i messaggeri di Mario annunciarono a Roma che i Romani erano stati vincitori in due battaglie e che i barbari erano stati debellati, grande fu la gioia di tutti i cittadini perché vedevano che lo stato era salvo e che l’ingente pericolo era stato rimosso.
Speravano infatti che le feroci popolazioni della Germania, dopo tante e tante stragi, non discendessero mai più in Italia.
