Menenio Agrippa

Antiquis temporibus multae erant Romae discordiae inter patres plebemque; magna erat contentio, et olim plebs a patribus in Sacrum montem secedit: nam nec patrum superbiam, nec vectigalia tolerabat. Tum patres Menenium Agrippam, facundum virum, ad plebem mittunt. Ut in Sacrum montem venit, fabulam Menenius plebi narrat: «Olim humana membra cum ventre litigabant (otiosum enim ventrem videbant), et in eum conspirabant: brachia ad os cibum non reddebant, nec os accipiebat, nec dentes conficiebant. Tamen, dum ventrem punire temptant, totum corpus debilitant: tandem, quia errorem suum intellegunt, membra pacem cum ventre faciunt. Patres et plebs sivut unum corpus sunt: discordia debilitantur, concordia valent». Itaque Menenius hominum mentes flectit: plebs in urbem remeat et concordia inter ordines restituitur.

Grammatica Picta (1) – Pag.151 n.46

Nei tempi antichi, a Roma, c’erano molti contrasti tra i patrizi e la plebe; la disputa era grande, e un giorno la plebe si apparta dai patrizi, sul Monte Sacro: infatti non sopportava né l’arroganza dei patrizi, né le tasse. A quel punto i patrizi inviano alla plebe Menenio Agrippa, un uomo abile nel parlare. Appena giunge sul Monte Sacro, Menenio racconta alla plebe una favola. Un giorno le membra umane litigavano con il ventre (infatti giudicavano il ventre nullafacente), e si accordavano contro di lui: le braccia non consegnavano il cibo alla bocca, e la bocca non lo accoglieva, né i denti lo sminuzzavano. Tuttavia, mentre cercano di punire il ventre, indeboliscono il corpo intero: alla fine, poiché comprendono il loro errore, le membra fanno la pace con il ventre. I patrizi e la plebe sono come un unico corpo: vengono indeboliti dalla discordia, stanno bene grazie alla concordia. E così Menenio modifica i pareri degli uomini: la plebe ritorna a Roma, e tra le classi viene ripristinata la concordia.