Morte sospetta di Scipione Emiliano

P. Scipio Africanus, qui Carthaginem deleverat, post tot acceptas circa Numantiam a Romanis clades, creatus iterum consul missusque in Hispaniam, intra annum ac tres menses, quam eo (avv.) venerat, circumdatam operibus Numantiam aequavit solo. Ita, excisis Carthagine ac Numantia, ab alterius metu nos liberavit et alterius contumelias vindicavit. Postea Scipio, eum interrogante tribuno Carbone quid de Tiberii Gracchi caede, qui eius nepos erat, sentiret, respondit eum iure caesum esse, si is animum habuisset (“se aveva avuto intenzione”) occupandae rei publicae. Et, cum omnis contio contra adclamavisset: «Ego – inquit – armatorum hostium clamore totiens non territus, quomodo possum vestro moveri?». Reversus in urbem, intra breve tempus, post duos consulatus duosque actos triumphos, mane in lectulo repertus est mortuus, ita ut quaedam elisarum faucium in cervice reperirentur notae. De tanti viri morte nulla habita est quaestio eiusque corpus velato capite elatum est. Seu fatalem, ut plures putant, seu conflatam insidiis, ut aliqui putant, mortem obiit, vitam certe dignissimam omni honore egit.

Velleio Patercolo

Publio Scipione Africano, che aveva distrutto Cartagine, dopo le tante sconfitte subite dai Romani nei pressi di Numanzia, designato nuovamente console e mandato in Spagna, nel giro di un anno e tre mesi, da quando era giunto là, rase al suolo Numanzia, dopo averla circondata con opere d’assedio. Così, annientate Cartagine e Numanzia, ci liberò dalla paura dell’una e vendicò le offese dell’altra. Poi Scipione, poiché il tribuno Carbone gli chiedeva cosa pensasse dell’uccisione di Tiberio Gracco, che era suo nipote, rispose che era stato ucciso giustamente, se egli aveva avuto intenzione di impadronirsi dello Stato. E, poiché tutta l’assemblea gli aveva gridato contro, disse: «Io, che tante volte non sono stato spaventato dal grido dei nemici armati, come potrei essere turbato dal vostro?». Ritornato in città, nel giro di poco tempo, dopo due consolati e due trionfi celebrati, fu trovato di mattina morto nel letto, così che furono trovati sul collo segni di strangolamento (lett: “di gola che era stata stretta”). Non si tenne alcuna indagine sulla morte di un uomo tanto grande e il suo corpo fu sepolto con il capo velato. O andò incontro a una morte naturale, come molti credono, o causata da un agguato, come alcuni ritengono, sicuramente visse una vita degnissima di ogni onore.