Non avrei dovuto seguire i consigli di falsi amici

Tullius Terentiae suae Tulliolae suae Ciceroni suo S.D.
Et litteris multorum et sermone omnium perfertur ad me incredibilem tuam virtutem et fortitudinem esse teque nec animi neque corporis laboribus defatigari. Me miserum! te ista virtute, fide, probitate, humanitate in tantas aerumnas propter me incidisse, Tulliolamque nostra ex eo tantos percipere luctus! Nam quid ego de Cicerone dicam? qui cum primum sapere coepit, acerbissimos dolores miseriasque percepit. Quae si, tu ut scribis, fato facta putarem, ferrem paulo facilius; sed omnia sunt mea culpa commissa, qui ab iis me amari putabam qui invidebant. Quodsi nostris consiliis usi essemus neque apud nos tantum valuisset sermo aut stultorum amicorum aut improborum, beatissimi viveremus.

Comprendere e Tradurre (2) – Pag.363 n.4 – Cicerone

Tullio saluta (S.D.=salutem dicit) la sua Terenzia la sua Tulliola il suo (figlio) Cicerone.
Dalle lettere di molti e dalla viva voce di tutti mi giunge notizia che sei di una forza d’animo e d’una energia incredibili e che non ti lasci stancare ne dalle fatiche fisiche ne da quelle morali. O mia disgrazia! Con queste tue virtù, con la tua fedeltà, la tua rettitudine, la tua umanità vederti piombata in cosi grandi angosce per colpa mia; e vedere la nostra Tulliola ricavare motivo di pianto da un padre, da cui era abituata a ricevere tante soddisfazioni! E che dovrei dire del nostro figliolo? Appena raggiunta l’età della ragione ha subito le più crudeli sofferenze e miserie. Se io le credessi, come scrivi tu, causate dal destino avverso, le sopporterei un po’ meglio; ma la responsabilità di tutto è integralmente mia, che pensavo di essere amato da chi mi odiava e che non prestavo attenzione a chi invece si volgeva a me. Se avessi fatto buon uso della ragione e non avessi dato tanto retta alle chiacchiere di amici o stupidi o disonesti vivrei adesso sereno.