Onori tributati a Cesare

Postquam plebs a Caesaris funere ad domum Bruti et Cassii cum facibus ierat, aegre repulsa obvium sibi Helvium Cinnam per errorem nominis, quasi (“come se”) Cornelius Cinna is esset, qui pridie contra Caesarem ad populum graviter locutus erat (“aveva parlato”), occidit caputque eius praefixum hastae circumtulit. Postea plebs ei solidam columnam in foro erexit inscripsitque: «Parenti Patriae». Caesar, qui perierat sexto et quinquagesimo aetatis anno, in deorum numerum relatus est. Cum enim in ludis, quos primos ei heres Augustus edebat, stella crinita per septem (“sette”, indecl.) continuos dies fulsisset, rerum scriptores ferunt plebem putavisse stellam animam esse Caesaris in caelum recepti; qua re in eius statuae vertice addita est stella. Ferunt quoque curiam, in qua occisus est, obstrui Idusque Martias “parricidium” nominari neque umquam eo die senatum agi licere.

Svetonio

Dopo che la plebe dalla cerimonia funeraria di Cesare era andata con le fiaccole a casa di Bruto e Cassio, respinta a fatica, uccise, per un equivoco del nome Elvio Cinna, che se l’era trovata di fronte, come se fosse quel Cornelio Cinna, che il giorno prima aveva parlato violentemente contro Cesare dinanzi al popolo, e portò in giro la sua testa, dopo averla conficcata su una lancia. In seguito la plebe eresse per lui una massiccia colonna nel foro e vi scrisse sopra: «Al padre della Patria». Cesare, che era morto a cinquantasei anni, fu annoverato tra gli dèi. Infatti poiché durante i giochi, i primi che l’erede Augusto celebrava in suo onore, una stella cometa aveva brillato per sette giorni consecutivi, gli storici raccontano che la plebe credette che la stella fosse l’anima di Cesare accolto in cielo; per questo sulla sommità della sua statua fu aggiunta una stella. Dicono anche che la curia, in cui fu ucciso, fu chiusa, le Idi di Marzo furono chiamate “parricidio” e in quel giorno non era consentito al senato di riunirsi.