Perché il diritto ereditario ammette discriminazioni inaccettabili?

Genera vero si velim iuris, ingeniorum, institutorum, morum consuetudinumque describere, non modo in tot gentibus varia, sed in una urbe, vel in hac ipsa, milliens mutata demonstrem, adeo ut hic iuris noster interpres Manilius dicat alia nunc iura esse de mulierum legatis et hereditatibus, alia solitus sit adulescens dicere, nondum Voconia lege lata. Quae quidem ipsa lex, utilitatis virorum gratia rogata, in mulieres plena est iniuriae. Cur enim pecuniam non habeat mulier? Cur virgini Vestali sit heres, non sit matri suae? Cur autem, si pecuniae modus statuendus fuit feminis, P. Crassi filia posset habere, si unica patri esset, aeris milliens salva lege, mea filia, cui frater esset, triciens aeris millies non posset habere? Si iusti hominis et si boni est viri parere legibus, quibus debet? An quaecumque erunt leges? At nec inconstantiam virtus recipit, nec varietatem natura patitur, legesque poena, non iustitia nostra comprobantur. An vero in legibus varietatem esse dicunt, natura autem viros bonos eam iustitiam sequi, quae sit, non eam, quae putetur?

Cicerone

Se volessi descrivere i generi del diritto, delle istituzioni, dei costumi e delle consuetudini, diversi non solo in tante genti, ma in una sola città, e anche in questa stessa, dimostrerei che sono stati cambiati mille volte, al punto che questo nostro interprete del diritto Manilio direbbe oggi riguardo ai lasciti e alle eredità delle donne cose diverse di quelle che fu solito dire quando ancora non era stata promulgata la legge Voconia. Questa stessa legge, proposta per l’utilità degli uomini, è piena di ingiustizia nei confronti delle donne. Perché infatti una donna non potrebbe avere denaro? Perché una vergine Vestale potrebbe avere un erede, sua madre no? Perché inoltre, se si dovette stabilire la quantità di denaro per le donne, la figlia di Publio Crasso, se fosse l’unica (figlia) per il padre, potrebbe avere legalmente mille denari, (mentre) mia figlia, che ha un fratello, non potrebbe averne trecento? Se è proprio di un uomo giusto e perbene obbedire alle leggi, a quali dovrebbe (obbedire)? Forse a qualunque leggi saranno? Ma la virtù non ammette l’incoerenza, né la natura permette l’instabilità, e le leggi sono comprovate dalla pena, non dal nostro senso di giustizia. Forse dicono che nelle leggi ci sia varietà, che per natura gli uomini perbene seguono quella giustizia, che è, non quella che si ritiene?