Poro, sconfitto da Alessandro, ne riconosce il valore

Iam Alexander, Pori pertinacia cognita, vetabat resistentibus parci. Ergo undique et in pedites et in ipsum Porum tela congesta sunt, quibus tandem gravatus labi ex belua coepit. Indus qui elephantum regebat, descendere eum ratus, more solito elephantum procumbere iussit in genua; qui ut se submisit, ceteri quoque – ita enim instituti erant – demiserunt corpora in terram. Ea res et Porum et ceteros victoribus tradidit. Rex spoliari corpus Pori, interemptum esse credens, iubet. Tum vero cerneres quam fidelis fera quoque esse posset. Nam belua dominum tueri et spoliantes adpetere coepit levatumque corpus eius rursus dorso suo imponere. Ergo dum telis undique obruitur, in vehiculum Porus imponitur. Quem rex ut vidit adlevantem oculos, non odio sed miseratione commotus: «Quam mallem» inquit «te numquam belli fortunam mecum expertum esse!». Cui Porus respondit: «Belli eventus docuit sane fortiorem te esse: sed ne sic quidem parum felix sum, secundus tibi tantum».

Curzio Rufo

Alessandro, conosciuta ormai l’ostinazione di Poro, vietava che si risparmiassero quelli che resistevano. Perciò da ogni parte si scagliarono dardi contro i fanti e contro lo stesso Poro e, essendo stato infine indebolito da essi, cominciò a scivolare dalla bestia. L’Indiano, che guidava l’elefante, credendo che scendesse, ordinò, secondo l’uso abituale, all’elefante di piegarsi sulle ginocchia; come si abbassò, anche gli altri – così infatti erano stati ammaestrati – chinarono i corpi a terra. Questa azione consegnò ai vincitori sia Poro che gli altri. Il re ordinò che il corpo di Poro venisse depredato, credendo fosse stato ucciso. Allora in verità avresti potuto vedere quanto la bestia potesse essere fedele. Infatti la bestia cominciò a proteggere il padrone e ad aggredire quelli che lo depredavano e a mettere di nuovo sul suo dorso, dopo averlo sollevato, il suo (= di Poro) corpo. Dunque mentre veniva sommerso di dardi da ogni parte, Poro venne posto su un carro. Quando il re lo vide che sollevava gli occhi, spinto non da odio ma da pietà, disse: «Come avrei preferito che tu non avessi mai tentato la sorte della guerra con me!». Poro gli rispose: «L’esito della guerra ha provato che tu sei certamente più forte: ma neppure così, secondo soltanto a te, sono poco felice».