Predisposizioni per la spartizione della preda dopo la caduta di Veio

Furius Camillus, cum iam in manibus videret victoriam esse, Veios, urbem opulentissimam capi, tantumque praedae fore quantum non antea fuisse, ne quam inde aut militum iram ex malignitate praedae partitae aut invidiam apud patres ex prodiga largitione caperet, litteras ad senatum misit: deum immortalium benignitate, suis consiliis, patientiA militum, Veios iam fore in potestate populi Romani; quid de praeda faciendum censerent? Duae senatum distinebant sententiae: altera P. Licini, qui dixit placere populo ut, qui vellet particeps esse praedae, in castra Veios iret, altera Ap. Claudii, qui arguens largitionem novam prodigam, inaequalem, inconsultam esse, auctor erat stipendii militibus ex ea praeda numerandi: ita omnium domos sensuras esse, non otiosorum urbanorum avidas in direptiones manus praerepturas esse fortium bellatorum praemiaa. Licinii sententia tutior senatui visa est: edictum itaque est ut proficiscerentur ad praedam Veientem ii quibus videretur in castra ad dictatorem ire.

Livio

Furio Camillo, vedendo che ormai la vittoria era nelle (sue) mani, che Veio, città assai ricca, veniva conquistata, che ci sarebbe stato tanto bottino quanto non c’era mai stato prima, affinché da ciò non scaturisse o l’indignazione dei soldati per la grettezza della spartizione del bottino o presso i senatori il malanimo per la prodiga elargizione, mandò una lettera al senato: grazie alla benevolenza degli dèi immortali, alle sue decisioni, alla costanza dei soldati, Veio sarebbe stata presto in potere del popolo Romano; cosa ritenevano si dovesse fare del bottino? Due pareri dividevano il senato: uno di Publio Licinio, il quale disse che al popolo pareva opportuno che chi volesse essere partecipe del bottino andasse nell’accampamento a Veio, l’altro di Appio Claudio, il quale, asserendo che l’insolita elargizione fosse prodiga, diseguale e avventata, consigliava di pagare lo stipendio ai soldati da quel bottino: così le famiglie di tutti l’avrebbero sperimentato, le mani degli oziosi cittadini, avide per i saccheggi, non avrebbero strappato le ricompense dei valorosi combattenti. Il parere di Licinio sembrò al senato il più sicuro: si proclamò pertanto che coloro ai quali paresse opportuno recarsi dal dittatore nell’accampamento partissero per il bottino Veientano.