Prometeo
Prometheus, Iapeti filius, Titanus erat; primum virum ex luto fingebat. Quia viros amabat, multa dona eis praebebat: nam viri duram vitam agebant et focum cupiebant. Prometheus igitur, benevolentia et gratia sua erga terrae incolas, in Olympo focum surripit, in ferula occultat et viris donat. Dii ob foci donum irati sunt et Prometheum fero supplicio puniunt. Itaque in Caucaso Prometheum ad saxum clavis ferreis Mercurius adligat, ubi («dove», avv. di luogo) cotidie Titani exta aquila vorat. Sed die («di giorno) exta vorantur, nocte («di notte») iterum crescunt: ita Promethei supplicium continuum est. Postremo aquila ab Hercule («Ercole», abl. masch.) interficietur et Prometheus liberabitur.
Prometeo, figlio di Giapeto, era un Titano; creava il primo uomo con la creta. Poiché amava gli uomini, offriva loro molti doni: infatti gli uomini conducevano una vita dura e desideravano il fuoco. Dunque Prometeo, per il suo affetto e la sua benevolenza nei confronti degli abitanti della terra, deruba di nascosto il fuoco sull’Olimpo, lo nasconde in un bastone e lo dona agli uomini. Gli dèi sono adirati per il dono del fuoco e puniscono Prometeo con un crudele supplizio. Pertanto Mercurio sul Caucaso lega Prometeo ad un masso con catene di ferro, dove ogni giorno un’aquila divora le interiora del Titano. Ma le interiora di giorno sono divorate, di notte crescono di nuovo: così il supplizio di Prometeo è ininterrotto. Alla fine l’aquila sarà uccisa da Ercole e Prometeo sarà liberato.