Pronta risposta di Cesare ai propositi di rivolta dei Galli

Quae ne opinio Gallorum confirmaretur, Caesar Marcum Antonium quaestorem suis praefecit hibernis; ipse equitum praesidio pridie Kal. Ianuarias ab oppido Bibracte proficiscitur ad legionem XIII, quam non longe a finibus Aeduorum collocaverat in finibus Biturgum, eique adiungit legionem XI, quae proxima fuerat. Binis cohortibus ad impedimenta tuenda relictis, reliquum exercitum in copiosissimos agros Biturgum inducit, qui, cum latos fines et complura oppida haberent, unius legionis hibernis non potuerant contineri quin bellum pararent coniurationesque facerent. Repentino adventu Caesaris accidit, quod imparatis disiectisque accidere fuit necesse, ut Bituriges, sine timore ullo rura colentes, ab equitatu opprimerentur priusquam confugere in oppida possent. Namque etiam illud vulgare incursionis hostium signum, quod incendiis aedificiorum intellegi consuevit, interdicto Caesaris sublatum erat: nam interdixerat ne aedificia incenderentur, ne aut copia pabuli frumentique, si longius progredi vellet, deficeretur.

Cesare

Affinché questa opinione dei Galli non si rafforzasse, Cesare mise a capo dei suoi quartieri d’inverno il questore Marco Antonio; egli personalmente con una scorta di cavalieri alla vigilia delle Calende di Gennaio andò dalla città di Bibratte fino alla tredicesima legione, che aveva collocato nei territori dei Biturigi non lontano da quelli degli Edui, e ad essa unì l’undicesima legione, che si trovava molto vicina. Lasciate due coorti a proteggere le salmerie, condusse il resto dell’esercito nelle copiosissime terre dei Biturigi, che, avendo parecchie città ed estesi territori, a causa dell’acquartieramento invernale di una sola legione non si erano potuti tenere a freno dal preparare la guerra e ordire cospirazioni. All’improvviso arrivo di Cesare avvenne, cosa che fu inevitabile accadesse a uomini sparpagliati e presi alla sprovvista, che i Biturigi, che coltivavano i campi senza alcun timore, vennero schiacciati dalla cavalleria prima che potessero rifugiarsi nelle città. Infatti per divieto di Cesare anche quel segno usuale di un’incursione dei nemici, perché si è soliti capirla dagli incendi degli edifici, era stato eliminato: infatti aveva proibito di bruciare le abitazioni, affinché non fosse mancata abbondanza di cibo e di frumento, qualora avesse voluto spingersi più lontano.