Quinto Fabio prende l’iniziativa e attacca i Sanniti

Bello Samnitico incepto, Papirius dictator, cum Romam reverteret, Q. Fabio, qui magister equitum exspeditioni intererat, denuntiavit ut (“che”) sese loco teneret neu (“e che non”), absente se, cum hoste manum consereret. Sed ille, cum post profectionem dictatoris per exploratores omnia comperisset, sive ferox adulescens indignitate accensus quod omnia in dictatore reposita erant sive occasione inductus, exercitu instructo paratoque cum Samnitibus conlixit. In illa pugna fortuna Romanis profuit et, quamquam dictator afuerat, tamen magister equitum rem gerere bene potuit; non dux militibus, non milites duci defuerant. Equites etiam, duce L. Cominio tribuno militum qui perrumpere non poterat hostium agmen, detraxerunt renos equis atque ita eos concitaverunt calcaribus: illos nulla (“nessuna”) vis sustinere poterat, itaque stragem dederunt; pedites impetum equitum imitaverunt et, turbatis hostibus, proelium etiam ipsi commiserunt. Ex hostibus eo die pauci superfuerunt. Aliqui (“alcuni”) auctores narrant duas (“due”) pugnas cum Samnitibus dictatore absente, in libris antiquorum scriptorum una haec pugna inest; in aliis annalibus tota res praetermissa est.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.239 n.16 – Livio

Iniziata la guerra Sannitica, il dittatore Papirio, quando tornò a Roma impose a Q. Fabio, che aveva collaborato con lui nella spedizione come comandante della cavalleria, di mantenere la posizione e che in sua assenza non venisse alle mani con il nemico. Ma egli, quando dopo la partenza del dittatore fu informato compiutamente dagli esploratori sulla situazione (lett. su tutte le cose), o perché giovane irruento si riteneva trattato ingiustamente in quanto ogni cosa era stata riposta nel dittatore o perché indotto dal momento favorevole, schierato e preparato l’esercito, si scontrò (con-f-lixit) con i Sanniti. In quella battaglia la sorte fu favorevole ai Romani e, benché il dittatore fosse assente, il comandante della cavalleria poté ben gestire la situazione; non venne meno il comandante ai soldati, né i soldati al comandante. Anche i cavalieri, al comando del tribuno militare L. Cominio, che non aveva potuto infrangere lo schieramento dei nemici, alzarono le reni dai cavalli (non stettero sulle selle ma solo sulle staffe) e li spronarono con gli speroni: non poté trattenerli nessuna forza e così fecero strage; i fanti imitarono l’assalto dei cavalieri e, scompigliati i nemici, attaccarono anch’essi battaglia. Quel giorno pochi dei nemici sopravvissero/scamparono. Alcuni autori raccontano che ci furono due combattimenti con i Sanniti in assenza del dittatore, nei libri degli scrittori [più] antichi si trova solo questa battaglia; in altri annali tutto l’avvenimento viene omesso (non viene citato).