Riguardo al cibo bisogna biasimare la ricerca del lusso, non del piacere (Macrobio)

Quid accusas varietatem quasi gulae irritamentum cum salus sit hominis vigere adpetentiam, qua deficiente languescit et periculo fit propior? Nam sicut in mari gubernatores vento suo etiam si nimius sit, contrahendo in minorem modum vela praetervolant et flatum cum est maior coercent, sopitum vero excitare non possunt, ita et adpetentia cum titillatur et crescit, rationis gubernaculo temperatur, si semel ceciderit, animal extinguitur. Si ergo cibo vivimus et cibum appetentia sola commendat, elaborandum nobis est commento varietatis ut haec semper provocetur, cum praesto sit ratio qua intra moderationis suae terminos temperetur. Memineritis tamen lepido me convivio adesse, non anxio; nec sic admitto varietatem ut luxum probem, ubi quaeruntur aestivae nives et hibernae rosae et, dum magis ostentui quam usui servitur, silvarum secretum omne lustratur et peregrina maria sollicitantur. Ita enim fit ut, etiam si sanitatem sumentium mediocritas observata non sauciet, ipse tamen luxus morum sit aegritudo.

Macrobio

Perché biasimi la varietà come stimolo della golosità, dal momento che è salutare per l’uomo che l’appetito sia vigoroso, mancando il quale si indebolisce e diventa più vicino al pericolo? Infatti come in mare i timonieri con il vento favorevole, anche è eccessivo, volano avanti ammainando le vele in maniera minore e moderano lo spirare quando è più forte, ma non possono ravvivarlo una volta placato, così l’appetito quando viene stimolato e aumenta, è governato dal timone della ragione, una volta che è calato, l’essere vivente muore. Se dunque viviamo grazie al cibo e il solo appetito dà valore al cibo, dobbiamo procurarcelo con l’introduzione della varietà affinché sia sempre stimolato, essendo la ragione a disposizione affinché sia regolato entro i termini della sua moderazione. Tuttavia ricordate che mi trovo in un banchetto gradevole, non angoscioso; e non accetto la varietà così da approvare la sregolatezza, quando si ricercano nevi estive e rose invernali e, mentre si bada più all’ostentazione che all’utilità, si fruga ogni anfratto dei boschi e si mettono in agitazione i mari stranieri. Così infatti avviene che, anche se la moderazione osservata non ferirà la buona salute di coloro che mangiano, tuttavia la sregolatezza stessa è una malattia dei costumi.