Roma reagisce al disastro di Canne

In ultionem patris ac patrui missus est cum exercitu Scipio in Hispanias. Nec ideo tamen visceribus Italiae inhaerens submoveri poterat Hannibal. Plerasque ad hostem urbes defecerant, et dux acerrimus contra Romanos Italicis quoque viribus utebatur. Iam tamen eum plerisque oppidis et regionibus excusseramus, iam Tarentos ad nos redierat, iam et Capua, sedes et patria altera Hannibalis, tenabatur cuius amissio tantum Poeno duci dolorem dedit, ut inde totis viribus Romam converteretur. O populum dignum orbis imperio, dignum omnium favore et admiratione hominum ac deorum! Compulsus ad ultimos metus ab incepto non destitit et de sua urbe sollicitus Capuam tamen non omisit, sed parte exercitus sub Appio consule relicta, parte Flaccum in urbem secuta, absebs simul praesensque pugnabat.

Floro

Scipione con l’esercito fu inviato in Spagna per vendicare il padre e lo zio. Ciononostante non poteva essere allontanato Annibale, che era radicato all’interno dell’Italia. Molte città erano passate dalla parte del nemico, e il condottiero, aspramente accanito contro i Romani, si valeva anche delle forze Italiche. Ma lo avevamo già scacciato da molte città e regioni, già Taranto era tornata a noi, già si occupava anche Capua, base e seconda patria di Annibale, la cui perdita diede al condottiero Punico un dolore così grande che da quel luogo si rivolse con tutte le truppe verso Roma. O popolo degno dell’impero del mondo, degno del favore e dell’ammirazione di tutti gli uomini e degli dei! Spinto fino agli estremi timori non desistette dall’impresa e, preoccupato per la sua città, tuttavia non trascurò Capua, ma, dopo che una parte dell’esercito era rimasta sotto il console Appio, una parte aveva seguito Flacco in città, combatteva contemporaneamente lontano e vicino.