Saggezza di uno schiavo

Sub divo Augusto nondum hominibus verba periculosa erant, sed iam molesta. Rufus, vir ordinis senatorii, inter cenam optaverat ne Caesar Augustus salvus rediret ex ea peregrinatione quam parabat. Multi illud diligenter audierunt. Ut primum diluxit, Rufi servus, qui ei cenanti ad pedes steterat, domino suo narrat quae inter cenam ille ebrius dixisset, et hortatur ut Caesarem occupet atque ipse se deferat. Rufus autem, usus consilio, descendenti Caesari ad forum occurrit et cum iuravisset se pridie ebrium fuisse et malam mentem habuisse, Caesarem rogavit ut sibi ignosceret rediretque in gratiam secum. Cum Caesar dixisset se facere: «Nemo – inquit – credet te mecum in gratiam redisse, nisi aliquid mihi donaveris», petiitque magnam pecuniam et impetravit. Caesar ait: «Mea causa dabo operam, ne umquam tibi irascar». Honeste fecit Caesar, quod ei ignovit et liberalitatem clementiae suae adiecit. Quicumque hoc exemplum audiverit, haud dubie Caesarem laudabit, sed cum servi prudentiam ante laudaverit.

Seneca

Sotto il divo Augusto le parole per gli uomini non erano ancora pericolose, ma già importune. Rufo, uomo dell’ordine senatorio, durante una cena si era augurato che Cesare Augusto non tornasse salvo da quel viaggio che preparava. Molti lo ascoltarono attentamente. Non appena sorse il sole, un servo di Rufo, che era stato ai piedi di lui mentre cenava, raccontò al suo padrone le cose che quello, ubriaco, aveva detto durante la cena e lo esortò a precedere Cesare e denunciarsi. Allora Rufo, servendosi del consiglio, andò incontro a Cesare che si recava al foro, e, dopo aver giurato che il giorno prima era stato ubriaco e aveva avuto la mente stravolta, pregò Cesare di perdonarlo e di riconciliarsi con lui. Dopo che Cesare ebbe detto di farlo: «Nessuno – disse – crederà che ti sei riconciliato con me, se non mi donerai qualcosa», e chiese una grande quantità di denaro e la ottenne. Cesare disse: «Per mio interesse mi darò da fare per non arrabbiarmi mai con te». Cesare agì onestamente poiché lo perdonò e aggiunse la generosità alla sua clemenza. Chiunque ascolterà questo fatto, loderà senza dubbio Cesare, ma avendo prima lodato la saggezza del servo.