Sfide artistiche

Descendisse Parrhasium in certamen cum Zeuxide tradunt et, cum ille uvas pinxisset tanto successu ut in scaenam aves advolarent, ipsum detulisse linteum pictum tali veritate ut Zeuxis, alitum iudicio tumens, flagitaret linteum tandem removeri et picturam ostendi. Cum intellexisset errorem, ingenuo pudore concessit palmam Parrhasio, quoniam ipse aves fefellerat, Parrhasius autem se artificem. Postea Zeuxis pinxit puerum uvas ferentem, ad quas cum advolassent aves, eadem ingenuitate processit iratus operi suo dixitque: «Uvas melius pinxi quam puerum; nam si et hoc consummassem, aves timere debuerant («avrebbero dovuto»)».

Plinio il Vecchio

Tramandano che Parrasio scese in gara con Zeusi e, avendo quello raffigurato uve con tanto successo che gli uccelli volavano verso il teatro, egli stesso portò una tela di lino dipinta con una tale veridicità che Zeusi, essendo tronfio per il giudizio degli uccelli, chiedeva con insistenza che la tela di lino venisse rimossa e si mostrasse una buona volta il dipinto. Avendo compreso l’errore, con nobile senso dell’onore concesse la palma della vittoria a Parrasio, poiché egli stesso aveva ingannato gli uccelli, Parrasio invece (aveva ingannato) lui, un artista. In seguito Zeusi dipinse un fanciullo che portava dell’uva, verso cui essendo volati gli uccelli, sdegnato per la sua opera, si fece avanti con la medesima franchezza e disse: «Ho dipinto meglio l’uva del fanciullo; infatti se avessi perfezionato anche costui (= riferito al fanciullo), gli uccelli avrebbero dovuto aver paura».