Spiritosa lettera al proprio genero

CICERO DOLABELLAE COS. SUO SAL.
scr. in Pompeiano V Non. Mai.
Etsi contentus eram, mi Dolabella, tua gloria satisque ex ea magnam laetitiam voluptatemque capiebam, tamen non possum non confiteri cumulari ne maximo gaudio quod vulgo hominum opinio socium me adscribat tuis laudibus. Neminem conveni (convenio autem cottidie plurimos; sunt enim permulti optimi viri qui valetudinis causa in haec loca veniant, praeterea ex municipiis frequentes necessarii mei) quin omnes, cum te summis laudibus ad caelum extulerunt, mihi continuo maximas gratias agant. Negant enim se dubitare quin tu meis praeceptis et consiliis obtemperans praestantissimum te civem et singularem consulem praebeas. Quibus ego, quamquam verissime possum respondere te quae facias tuo iudicio et tua sponte facere nec cuiusquam egere consilio, tamen neque plane adsentior, ne imminuam tuam laudem, si omnis a meis consiliis profecta videatur, neque valde nego; sum enim avidior etiam quam satis est gloriae. Et tamen non alienum est dignitate tua, quod ipsi Agamemnoni, regum regi, fuit honestum, habere aliquem in consiliis capiendis Nestorem, mihi vero gloriosum te iuvenem consulem florere laudibus quasi alumnum disciplinae meae.

Cicerone

CICERONE SALUTA IL SUO CONSOLE DOLABELLA
scritta nella villa presso Pompei il 4 Maggio
Sebbene io fossi contento, o mio Dolabella, della tua gloria e da essa traessi grande gioia e piacere, tuttavia non posso non ammettere di essere pieno di grandissima gioia poiché comunemente l’opinione degli uomini mi associa alle tue lodi come compagno. Non ho incontrato nessuno (d’altra parte ogni giorno incontro moltissimi; infatti vi sono numerosissimi ottimi uomini che per la salute vengono in questi luoghi, inoltre numerosi miei amici dai municipi) senza che tutti, allorché ti hanno innalzato al cielo con le lodi più grandi, mi ringraziano ininterrottamente. Dicono infatti che non dubitano che tu, conformandoti ai miei suggerimenti e consigli, ti mostri un cittadini straordinario e un console eccezionale. Sebbene io possa rispondere loro assai onestamente che le cose che fai le fai secondo il tuo giudizio e la tua volontà e che non hai bisogno del consiglio di nessuno, tuttavia né assento apertamente, per non offendere la tua gloria, nel caso in cui sembri che ogni cosa abbia avuto origine dai miei consigli, né nego fortemente; infatti sono avido di gloria più di quanto sia preferibile. E tuttavia non è incompatibile con la tua dignità, dal momento che per lo stesso Agamennone, re dei re, fu dignitoso avere un Nestore nel prendere le decisioni, mentre per me è motivo di gloria che tu, giovane console, ti distingua per le lodi come un discepolo della mia scuola di pensiero.