Suicidio di Annibale

Hannibal uno loco se tenebat, in castello quod ei a rege Prusia datum erat, idque sic aedificaverat, ut in omnibus partibus aedificii exitus haberet, scilicet verens ne usu veniret, quod accidit. Cum huc legati Romanorum venissent ac multitudine domum eius circumdedissent, Hannibalis servus ausus est ab ianua prospicere Hannibalique dixit plures armatos apparere. Qui imperavit ei, ut omnes fores aedificii circumiret, ut videret num eodem modo undique obsideretur. Cum servus celeriter ostendisset omnes exitus occupatos esse, Hannibal sensit id non fortuitum esse, sed se peti. Igitur, saluti suae diffisus, diutius vitam retinere non voluit; quam ne alieno arbitrio dimitteret, memor pristinarum virtutum, venenum, quod semper secum habere solebat, sumpsit.

Cornelio Nepote

Annibale si teneva al sicuro in un unico luogo, in una fortezza che gli era stata data dal re Prusia, e l’aveva strutturata in modo tale che aveva un’uscita in ogni parte dell’edificio, evidentemente temendo che avvenisse quello che accadde. Dopo che erano arrivati gli ambasciatori Romani in quel luogo e in gran numero avevano circondato la sua casa, un servo di Annibale volle guardare dalla porta e disse ad Annibale che si vedevano parecchi uomini armati. Egli gli ordinò di fare il giro di tutte le porte dell’edificio per vedere se da ogni lato fosse presidiato allo stesso modo. Avendo il servo, celermente, fatto sapere che tutte le uscite erano sorvegliate, Annibale capì che questo non era casuale, ma era diretto contro di lui. Quindi, disperando della propria salvezza, non volle conservare più a lungo la vita; per non abbandonarla all’arbitrio altrui, memore delle antiche virtù, assunse il veleno che aveva l’abitudine di portare sempre con sé.