Tacito descrive il momento in cui Seneca riceve dagli emissari di Nerone l’ordine di uccidersi

Conversus ad amicos, sic locutus est Seneca: “Quia denegavit centurio testamenti tabulas, quas poposceram, atque prohibeor meritis vestris gratiam referre, imaginem vitae meae relinquam, ut fructum constantis amicitiae feratis». Tum eos ad firmitudinem revocans, rogitavit ubi essent praecepta sapientiae, ubi esset tot per annos meditata ratio adversum res adversas. «Quis ignotat, inquit, quanta semper fuerit saevitia Neronis? Iam cum matrem fratremque interfecisset, intellexi quam proxime ego quoque, educator praeceptorque, moriturus essem»: Ubi haec atque talia disseruit, complectitur uxorem et rogat oratque ut temperaret dolori neu aeternum susciperet. Illa contra sibi quoque destinatam mortem adseverat manumque percussoris exposcit. Tum Seneca: «Cognovi qua constantia semper fueris: vitae delenimenta tibi monstraveram, tu mortis secus mavis». Post quae, eodem ictu brachia ferro exsolvunt.

Ad Limina (2) – Pag.211 n.4

Rivolto agli amici, così parlò Seneca: “Poiché il centurione non mi dà le tavolette del testamento, che avevo chiesto, e mi è impedito ringraziarvi per i vostri meriti, lascerò un’immagine della mia vita, perché la portiate come frutto di una amicizia fedele”. Allora richiamandoli alla fermezza, chiese dove fossero gli insegnamenti di saggezza, dove fosse la riflessione maturata in tanti anni contro le avversità. “Chi ignora disse, quanto smisurata fu sempre la crudeltà di Nerone? già dopo che aveva fatto uccidere la madre e il fratello, ho capito che ben presto pure io in quanto educatore e precettore sarei stato destinato alla morte” dopo aver detto questo e altro di questo genere, abbraccia la moglie e prega e scongiura di mitigare il dolore e di non soffrire in eterno. Lei invece per se stessa cercava una morte deliberata e implorò la mano di un sicario. Allora Seneca:”Ho avuto modo di conoscere di quale fermezza sei sempre stata: ha te ho mostrato le consolazione della vita, tu preferisci l’onore della morte”. Dopo queste parole nello stesso istante offrono le braccia alla lama.