Tutto viene alla luce

Athenis vidimus Peregrinum philosophum, virum gravem atque constantem, deversantem in tugurio extra urbem. Quoniam ad eum frequenter ventitabamus, audivimus eum multa dicere utiliter et honeste. Negabat saepe virum sapientem peccaturum esse, etiamsi dei atque homines eius peccatum ignoraturi forent. Peregrinus censebat sapientem non poenae aut infamiae metu a peccato se abstinere sed iusti honestique studio et officio. Existimabat omnes eos, qui tamen non erant tali vel ingenio vel disciplina praediti, tunc peccare libenter, cum putabant se latere posse inpunitatemque ex ea latebra sperabant. Peregrinus autem negabat ullum peccatum diu posse celari. Propterea in ore esse oportere dicebat versus Sophoclis in quibus ille prudens poeta adfirmabat tempus omnia videre et omnia patefacere. Alius veterum poetarum, cuius nomen mihi nunc memoriae non est, Veritatem Temporis filiam esse dixit.

Gellio

Ad Atene vedemmo il filosofo Peregrino, uomo serio e deciso, che viveva in un tugurio fuori della città. Poiché andavamo spesso da lui, sentimmo che diceva molte cose utilmente e onestamente. Spesso diceva che un uomo saggio non avrebbe peccato, anche se gli dèi e gli uomini avessero ignorato il suo peccato. Peregrino riteneva che il saggio non si teneva lontano dal peccato per paura della pena o del disonore, ma per amore del giusto e dell’onesto e per dovere. Riteneva che tutti quelli, che tuttavia non erano dotati o di un tale ingegno o disciplina, peccassero volentieri, quando ritenevano di poterlo nascondere e speravano l’impunità da quel nascondiglio. Peregrino però diceva che nessun peccato poteva essere nascosto a lungo. Inoltre diceva che occorreva che sulla bocca vi fossero i versi di Sofocle, in cui quel saggio poeta sosteneva che il tempo vede tutto e rivela tutto. Un altro degli antichi poeti, il cui nome adesso non ricordo, disse che la Verità è figlia del Tempo.