Ulisse e Polifemo

Ulixis historia ab Homero in Odyssia narratur. Post Troianum bellum, ad Ithacam, patriam suam, Ulixes navigabat; olim cum sociis ad insulam Polyphemi, Neptuni de filii, perveniebat. Monstrum – Polyphemo enim unus oculus erat – in magna spelunca cum capellis vivebat; interdiu capellae ad pabulum dulcebantur a Polyphemo, noctu autem in speluncam redigebantur: tunc saxo immenso speluncae aditus operiebatur. Dum Graeci speluncam explorant, subito interveniebat Polyphemus, et eos includebat. Cotidie nonnullos devorabat, sed Ulixes horrendum spectaculum diu non tolerat. Ideo, per dolum, Polyphemum vino inebriat et, dum monstrum vino somnoque opprimitur., Polyphemi oculum trunco fervido exurit. Polyphemus vehementer dolet et clamat, et speluncae saxum tandem amovet: sic Ulixes cum amicis e spelunca discedit.

Grammatica Picta (1) – Pag.100 n.27

Dopo che Ulisse e i compagni avevano conosciuto i Lotofagi, sulle coste dell’Africa, e (dopo che) avevano evitato la dannosa piacevolezza del dolce loto, nel giro di breve tempo giunsero all’isola dei Ciclopi. I Ciclopi erano una razza feroce e incivile: sin dai tempi antichi essi erano stati nelle caverne rocciose presso il mare, sulla costa orientale della Sicilia. Dotati di straordinaria forza fisica (lett.: “forza del corpo”), essi avevano un unico occhio al centro della fronte e conducevano una salutare vita di pastori tra le pecore. Placavano la fame per mezzo dei pesci o della carne delle pecore, o del formaggio, e (placavano) la sete per mezzo del latte. Ulisse era entrato nella caverna di Polifemo insieme a pochi compagni, e, supplichevole, aveva chiesto ospitalità al Ciclope, ma Polifemo imprigionò nella grotta gli sventurati uomini, e per giunta ne uccise e ne divorò molti; infatti i Ciclopi disdegnavano tutte le leggi degli dèi e degli uomini. Ulisse, tuttavia, uomo di acuta astuzia, ingannò Polifemo per mezzo di un trucco particolare: dopo che l’eroe Greco aveva offerto al Ciclope molto vino, durante il sonno privò l’orribile mostro dell’occhio, e in siffatta maniera, finalmente, scappò a precipizio, felice e salvo, dall’infausta caverna.