Umanità di Quinto Marcello

Q. Metellus Celtibericum in Hispania gerens bellum, cum urbem Centobricam obsideret, et iam, admota machina, partem muri, quae sola convelli poterat, disiecturus videretur, humanitatem propinquae victoriae praetulit. Nam, cum filios Rhetogenis, qui, relicta urbe, ad eum transierat, Centobricenses machinae ictibus obiecissent, ne pueri in conspectu patris crudeli genere mortis consumerentur (quamquam ipse Rhetogenes negabat esse impedimento quomînus etiam per exitium sanguinis sui expugnationem perageret) ab obsidione discessit. Quo quidem tam clementi facto, etsi non unius civitatis moenia, omnium tamen Celtiberarum urbium animos ita cepit, ut ad redigendas eas in dicionem populi Romani non multis sibi obsidionibus opus esset.

Maiorum Lingua C

Quinto Metello, combattendo in Spagna contro i Celtiberi, mentre assediava la città di Centobrica, e già, fatto muovere un ariete, sembrava che avrebbe spaccato una parte delle mura che sola poteva essere sventrata, mostrò mitezze di fronte alla vicina vittoria. Dal momento che le catapulte degli abitanti di Centrobrica avevano esposto ai colpi i figli di Retogene, il quale, abbandonata la città, era passato con Metello, affinché i ragazzi non fossero vittime di una morte crudele davanti agli occhi del padre (sebbene egli stesso dicesse che Retogene non impediva anche con la morte della sua stirpe di portare a termine la conquista) si allontanò dall’assedio. Con un gesto certo così generoso, benché non avesse conquistato le mura di una città, si accattivò tuttavia il favore di tutti gli abitanti delle città dei Celtiberi, così che non gli occorrevano molti assedi per riportarle sotto il dominio del popolo romano.