Un episodio di guerra psicologica

Labienus in equo capite nudo versari in prima acie, simul suos cohortari, nonnumquam legionarios Caesaris ita appellare: «Quid tu,» inquit, «miles tiro? Tam feroculus es? Vos quoque iste verbis infatuavit? In magnum, mehercule, vos periculum impulit. Misereor vestri.» Tum miles, «Non sum,» inquit, «tiro, Labiene, sed de legione X veteranus.» Tum Labienus, «Non agnosco,» inquit, «signa decumanorum.» Tum ait miles: «Iam me qui sim intelleges»; simul cassidem de capite deiecit, ut cognosci ab eo posset, atque ita pilum viribus contortum, dum in Labienum mittere contendit, equi graviter adverso pectori adfixit et ait: «Labiene, decumanum militem qui te petit scito esse.»

Comprendere e Tradurre (2) – Pag.359 n.16 – Cesare

Labieno, a cavallo a capo scoperto, rimaneva in prima fila, contemporaneamente incoraggiava i suoi, così si rivolgeva ad alcuni dei legionari di Cesare: ” Tu, recluta – disse – perché sei tanto baldanzoso? Costui ha ubriacato anche voi con le parole? Accidenti, vi ha spinto in un bel pericolo. Mi fate pena”. Allora il soldato : ” Non sono una recluta, o Labieno – disse – ma un veterano della decima legione”. Allora Labieno: ” Non vedo – disse – insegne di appartenenti della decima legione”. Allora il soldato disse: “Ora mi riconoscerai”; contemporaneamente gettò l’elmo giù dalla testa perché da esso potesse riconoscerlo, e, mentre stava quasi per lanciare contro Labieno il giavellotto scagliato con forza, lo conficcò in profondità nel petto del cavallo e disse: ” Labieno, (ora) capirai che quello che ti colpisce è un soldato della decima legione”.