Un episodio svoltosi sul colle Palatino

Attalus, Asiae dominus, legatos Romanos comiter accipit atque Pessinunem («a Pessinunte») in Phrygiam deducit sacramque petram legatis tradit: incolae Matrem («madre», acc. f. sing.) petram dicebant. Romae M. Valerius nuntiavit deae adventum; Cornelius Nasica, vir magnanimus et honestus, cum multis matronis Ostiam obviam deae venit: postquam navis ad ostium Tiberis («del Tevere») accedit, deam accipit deponitque in terram. Romanae matronae Magnae Matris (gen. f. sing.) statuam accipiunt et per totam Romam per manus succedentes («passandosela di mano in mano»), omni effusa civitate («mentre tutta la città era per strada») turibula ante ianuas ponunt et in templum Victoriae in Palatio deam portant. Populus frequenter dona deae in Palatium dat lectisterniumque et ludos Megalenses («Megalesi») celebrat.

Attalo, sovrano dell’Asia, accoglie affabilmente gli ambasciatori Romani e li conduce a Pessinunte, in Frigia, e consegna agli ambasciatori una pietra sacra: gli abitanti chiamavano la pietra “Madre”. A Roma Marco Valerio annunciò l’arrivo della dea; Cornelio Nasica, uomo magnanimo e onesto, con molte matrone andò incontro alla dea a Ostia: dopo che la nave si avvicina alla foce del Tevere, accoglie la dea e la depone a terra. Le matrone Romane prendono la statua della Grande Madre e passandosela di mano in mano per tutta Roma, mentre tutta la città era per strada, pongono incensieri davanti alle porte e portano la dea nel tempio della Vittoria sul Palatino. Il popolo dà spesso doni alla dea sul Palatino e celebra un lettisternio e i giochi Megalesi.