Un famoso mito cretese

De Daedali Icarique historia multa a doctis magistris pulchris verbis narrantur et a sedulis discipulis magna cum diligentia audiuntur. In Creta Daedalus et ilius Icarus captivi erant. Magnum desiderium patriae Daedalo erat et ilium liberare cupiebat, sed terrae et pelagi viae per feros socios a tyranno claudebantur. Itaque miser callidusque vir cum ilio fugae gratia vias caeli temptat: pinnis albis alas parat, cera vincit et suis umeris aptat. Deinde etiam ilio alas aptat sed, cum artiicium conicit, ita Icarum admonet: “Fili mi, strenuus vola sed lammas Phoebi vita! Meum consilium audi! Si magna cura volabimus, fugiemus et ad oppidum nostrum integri laetique nos perveniemus”. Dat oscula ilio; deinde discedere incipiunt. Sed quod Icarus improvidus Daedali praecepta despicit et altius (“troppo in alto”) volat, alarum cera a Phoebi lamma solvitur. Cum peccatum animadvertit, miser puer rustra brachia sine alis quatit, Daedalum vocat sed in pelagus, quod (“che”, relat. ogg.) nunc Icarium appellamus, cadit et animam exhalat. Magna cum poena propter miseri pueri exitium per altum caelum volat Daedalus et sine (“senza” + abl.) auxilio ad oppidum suum liber venit; at Icarus propter culpam suam ad inferos praecipitat.

Ad litteram – Pag.73 n.25

Sulla storia di Dedalo e Icaro vengono raccontate molte cose con belle parole dai dotti maestri e vengono ascoltate dagli attenti alunni con grande diligenza.
A Creta erano prigionieri Dedalo ed il figlio Icaro. Dedalo aveva un grande desiderio della patria e desiderava liberare il figlio ma le vie di terra e di mare venivano chiuse dal tiranno attraverso feroci alleati. E così l’uomo misero e astuto tenta con il figlio per la fuga le vie del cielo: prepara ali con delle bianche penne, (le) lega con della cera e le mette sulle sue spalle.
Poi mette le ali anche al figlio, ma quando prepara l’artificio, ammonisce Icaro (dicendo) così: “Figlio mio, vola coraggioso, ma evita le fiamme di Febo. Ascolta il mio consiglio! Se voleremo con grande attenzione, fuggiremo ed arriveremo lieti ed illesi alla nostra città”. Da dei baci al figlio; poi iniziano a partire.
Ma poiché l’imprudente Icaro disdegna i comandi di Dedalo e vola troppo in alto, la cera delle ali viene sciolta dalla fiamma di Febo. Quando si accorge dell’errore il povero fanciullo agita le braccia senza ali invano. Chiama Dedalo, ma cade nel mare che ora chiamiamo Icario e muore (lett. esala l’anima). Con una grande pena per la fine del povero fanciullo, Dedalo vola attraverso l’alto cielo e giunge senza aiuto immune alla sua città. Ma Icaro a causa della sua colpa precipita verso gli inferi.