Un gesto risolutivo

Erat tum inter equites tribunus militum A. Cornelius Cossus, eximia pulchritudine corporis, animo ac viribus par memorque generis, quod amplissimum acceptum maius auctiusque reliquit posteris. Is cum ad impetum Tolumni, quacumque se intendisset, trepidantes Romanas videret turmas insignemque eum regio habitu volitantem tota acie cognosset, «Hicine est», inquit, «ruptor foederis humani violatorque gentium iuris? Iam ego hanc mactatam victimam, si modo sancti quicquam in terris esse di volunt, legatorum Manibus dabo». Calcaribus subditis infesta cuspide in unum fertur hostem; quem cum ictum equo deiecisset, confestim et ipse hasta innixus se in pedes excepit. Adsurgentem ibi regem umbone resupinat, repetitumque saepius cuspide ad terram adfixit. Tum exsangui detracta spolia caputque abscisum victor spiculo gerens terrore caesi regis hostes fundit. Ita equitum quoque fusa acies, quae una fecerat anceps certamen. Dictator legionibus fugatis instat et ad castra compulsos caedit.

Livio

Vi era allora tra i cavalieri il tribuno militare Aulo Cornelio Cosso, di straordinaria bellezza fisica, pari per coraggio e forze, e memore della sua nobiltà di natali, che ricevuta illustrissima lasciò ai discendenti più grande e onorata. Egli, poiché vedeva gli squadroni Romani in grande agitazione davanti all’assalto di Tolumnio, ovunque si dirigesse, e avendo riconosciuto dall’abbigliamento reale il suo segno distintivo mentre correva qua e là lungo tutta la linea del fronte, disse: “Non è forse costui il trasgressore dei trattati umani e il violatore del diritto delle genti? Ora io offrirò ai Mani degli ambasciatori, se gli dei vogliono che ci sia almeno qualcosa di inviolabile sulla terra, questa vittima uccisa”. Spronato il cavallo con la lancia in resta si portò verso un unico nemico; dopo averlo colpito e gettato giù da cavallo, immediatamente anche lui appoggiandosi alla lancia saltò in piedi. Qui ributtò a terra con lo scudo il re che cercava di rialzarsi, e lo colpì più volte con la lancia e lo inchiodò a terra. E poi tolte le spoglie al cadavere e portando, vittorioso, sulla punta della lancia la testa mozzata, con il terrore suscitato dal massacro del re sbaragliò i nemici. Così si disperse anche lo squadrone di cavalleria, che da solo aveva reso incerto lo scontro. Il dittatore, messe in fuga le legioni, le incalzò e spintele fino all’accampamento le massacrò.