Un incendio doloso

Primo autumno Romae septem tabernae arserunt, comprehensa sunt flammis postea privata aedificia. Templum Vestae vix defensum est tredecim maxime servorum opera: hi («questi», nom. plur.) servi in publicum manumissi sunt. Per multas horas continuatum incendium fuit. Quia sine ullo dubio incendium arsit ab ignotis excitatum, consul («il console», nom. sing.) dixit: «Praemium dabitur servo aut libero si indicabit incendii auctorem («l’autore», acc. sing.); dabitur libertas («libertà», nom. sing.) servo aut pecunia libero». Praemio inductus Manus servus indicavit dominos et quinque praeterea Campanos. Comprehensi sunt domini et familiae dominorum; Mano libertas («libertà», nom. f. sing.) data est et magna praemia ex auro et argento.

A scuola di latino – Pag.164 n.82 – Livio

Sul far dell’autunno a Roma bruciarono sette taverne, furono poi avvolte dalle fiamme private abitazioni. Il tempio di Vesta a stento fu preservato soprattutto per merito di tredici schiavi: questi servi furono pubblicamente affrancati. L’incendio proseguì per molte ore. Poiché senza nessun dubbio l’incendio divampò appiccato da ignoti, il console disse: «Si darà un premio al servo o all’uomo libero se indicherà l’autore dell’incendio; si concederà la libertà al servo o del denaro all’uomo libero». Indotto dal premio, il servo Mano indicò dei padroni e inoltre cinque Campani. Furono arrestati i padroni e le famiglie dei padroni. Fu data la libertà a Mano e grandi compensi d’oro e d’argento.