Un incendio tra le truppe di Cesare

Septimo oppugnationis die, magno flante vento, Nervii ferventes fusili ex argilla glandes fundis et fervefacta iacula in casas, quae more Gallico stramentis erant tectae, iacere coeperunt. Hae celeriter ignem comprehenderunt et venti magnitudine in omnem locum castrorum distulerunt. Hostes magno clamore, putantes partam iam esse victoriam, turres testudinesque agere et scalis vallum ascendere coeperunt. At tanta militum virtus atque ea praesentia animi fuit, ut, cum undique flamma torrerentur magnaque telorum multitudine premerentur suaque omnia impedimenta atque omnes fortunas conflagrare intellegerent, non modo de vallo decederet nullus miles ut demigraret, sed paene ne respiceret quidem quisquam, ac tum omnes acriter fortiterque pugnarent. Hic dies nostris gravis fuit; sed tamen hunc habuit eventum, ut eo die magnus numerus hostium vulneraretur atque interficeretur, ut se sub ipso vallo constipaverant recessumque primis ultimi non dabant.

Cesare

Nel settimo giorno d’assedio, poiché spirava un forte vento, i Nervii cominciarono a scagliare contro le capanne, che secondo l’abitudine dei Galli erano coperte di paglia, proiettili d’argilla fusa con le fionde e giavellotti incandescenti. Queste presero rapidamente fuoco e per la violenza del vento si propagarono per tutto il luogo dell’accampamento. I nemici con un forte urlo, ritenendo che la vittoria fosse stata ormai ottenuta, incominciarono a spingere le torri e le testuggini e a salire sulla palizzata con le scale. Ma fu così grande il valore dei soldati e tale la presenza d’animo, che, nonostante da ogni parte fossero bruciati dal fuoco, fossero incalzati da una grande moltitudine di giavellotti e capissero che tutti i loro bagagli e tutti i loro beni bruciassero, non solo nessun soldato scendeva dalla palizzata per allontanarsi, ma nessuno neppure guardava indietro, e allora tutti combattevano con forza e accanimento. Questo giorno fu pesante per i nostri; ma tuttavia ebbe questo risultato, che quel giorno un gran numero di nemici veniva ferito e ucciso, dal momento che si erano stipati sotto lo stesso trinceramento e gli ultimi non concedevano la ritirata ai primi.