Un viaggio particolarmente faticoso… e pericoloso

 Anglica fata (“La sfortuna in terra inglese”) Parisios usque nos sunt persecuta. En ibi alteram narro tragoediam, priore etiam atrociorem! Pridie Calendas Februarias Ambianos (“Amiens”) pervenimus, bone deus, quam duro itinere! Iuno, opinor, aliqua rursus Aeolum in nos excitarat (=excitaverat). Ego, cum iam de via ita essem affectus ut morbum etiam metuerem, coepi de equis conducendis cogitare, ratus non paulo praestare corpusculo (“salute”) parcere quam nummulis. Hic sunt ad perniciem secunda omnia. Dum diversorium solitum peto, obiter forte aedes praetereo quasdam, inscriptas (“con il cartello…”) equis locandis. Ingredior, advocatur locator, homo effigie et habitu ita adamussim (“perfettamente”) Mercurium referens, ut mihi primo quoque congressu furis suspicionem dederit. Convenit de mercede. Conductis duobus equis iter sub vesperum ingredimur, comitante iuvene quodam, quem generum esse suum aiebat, qui iumenta domum referret. Postridie ad viculum quendam perventum est et quidem multa adhuc luce, locum latrocinio destinatum. Ego ut pergeremus hortabar. Ille, latronis discipulus, causari, equos non esse supra vires defatigandos, satius esse illic pernoctare ac postridie id dispendii (=id dispendium) anticipata luce sarcire. Non repugnabam magnopere, nihil etiamdum sceleris suspicans.

Erasmo da Rotterdam

La sfortuna in terra inglese ci inseguì fino a Parigi. Ecco qui racconto un’altra tragedia, anche più atroce della precedente! Il 31 Gennaio giungemmo ad Amiens, buon dio, che viaggio faticoso! Giunone, suppongo, in qualche modo aveva nuovamente incitato Eolo contro di noi. Io, essendo già stato così indebolito dal viaggio da temere anche una malattia, cominciai a pensare di affittare dei cavalli, ritenendo fosse non poco preferibile badare alla salute che ai soldi. A questo punto ogni cosa va in rovina. Mentre mi dirigo verso il solito alloggio, cammin facendo passo per caso davanti a delle case, con il cartello “affittasi cavalli”. Entro, viene chiamato il locatore, un uomo per figura e aspetto così perfettamente somigliante a Mercurio, che al primo incontro mi diede l’idea di un ladro. Ci si accorda sul compenso. Affittati due cavalli, sul far della sera intraprendiamo il viaggio, mentre ci accompagnava un giovane, che diceva essere suo genero, che avrebbe riportato a casa i giumenti. Il giorno dopo pur essendoci ancora molta luce si giunse in un piccolo villaggio, luogo destinato alla rapina. Io esortavo a proseguire. Quello, allievo di un brigante, adduceva come pretesto che non si dovesse affaticare i cavalli al di sopra delle forze, che fosse meglio passare la notte là e il giorno dopo, prima dell’alba, risarcire quella spesa. Non mi opponevo molto, non sospettando fino a quel momento nessuna disgrazia.