Una gita ad Anagni

Postquam vehiculum inscendi, postquam te salutavi, iter non adeo incommodum fecimus, sed paululum pluviae aspersi sumus. Sed priusquam ad villam venimus, Anagniam devertimus mille fere passus a via. Deinde id “oppidum anticum” vidimus, minutulum quidem, sed multas res in se antiquas habet, aedes sanctasque caerimonias supra modum. Nullus angulus fuit, ubi delubrum aut fanum aut templum non sit. Praeterea multi libri lintei, quod ad sacra adtinet. Deinde in porta, cum eximus, ibi scriptum erat bifariam sic: “Flamen sume samentum”. Rogavi aliquem ex popularibus quid illud verbum esset. Ait lingua Hernica pelliculam de hostia, quam in apicem suum flamen cum in urbem introeat inponit. Multa adeo alia didicimus quae vellemus scire; verum id solum est quod nolimus, cum tu a nobis abes; ea nobis maxima sollicitudo est. Nunc tu postquam inde profectus es, utrumne in Aureliam an in Campaniam abisti? Fac scribas mihi et an vindemias inchoaveris, et an ad villam multitudinem librorum tuleris et illud quoque, an me desideres, quod ego stulte requiro, quom [=cum] tu certe facis. Nunc tu, si me desideres atque si me ames, litteras tuas ad me frequentes mittes, quod mihi solacium atque fomentum sit. […] Vale mihi homo amicissime, suavissime, disertissime, magister dulcissime.

Marco Aurelio

Dopo che sono salito sulla carrozza, dopo che ti ho salutato, abbiamo fatto un viaggio non troppo scomodo, ma siamo stati bagnati un po’ di pioggia. Ma prima di andare alla villa, abbiamo deviato per Anagni di circa mille passi dalla strada. Quindi abbiamo visto questa “città antica”, certamente molto piccola, ma ha in sé molte cose antiche, soprattutto tempietti e cerimonie sacre. Non c’è stato nessun angolo, dove non ci fosse un santuario o un tempio. Inoltre molti libri di lino, cosa che concerne le cose sacre. Poi su una porta, quando siamo usciti, c’era inciso così sui due lati: «Flamine, metti il samento». Chiesi a uno dei cittadini cosa significasse quella parola. Disse che in lingua Ernica è (sottinteso) un brandello di pelle di una vittima, che il flamine pone sulla sua tiara quando entra in città. Abbiamo appreso molte altre cose che volevamo sapere; ma c’è solo questa cosa che non vogliamo, quando tu sei lontano da noi; questa per noi è la più grande preoccupazione. Ora tu, dopo che sei partito di là, sei andato nella villa Aurelia o in Campania? Fa in modo di scrivermi se hai iniziato la vendemmia, e se hai portato nella villa un gran numero di libri e anche questo, se senti la mia mancanza, cosa che scioccamente chiedo, dal momento che certamente lo fai (= riferito a sentire la mancanza). Ora tu, se senti la mia mancanza e mi vuoi bene, mi manderai numerose tue lettere, poiché è per me conforto e sollievo. […] Stammi bene uomo a me assai affezionato, amabilissimo, eloquentissimo, carissimo maestro.