Una rivolta di schiavi

Lavabatur Larcius in villa Formiana. Repente eum servi circumsistunt. Alius fauces invadit, alius os verberat, alius pectus et ventrem, atque etiam – foedum dictu – verenda contundit; et cum exanimem putarent, abiciunt in fervens pavimentum, ut experirentur an viveret. Ille sive quia non sentiebat, sive quia se non sentire simulabat, immobilis et extentus fidem peractae mortis implevit. Tum demum quasi aestu solutus effertur; excipiunt servi fideliores, concubinae cum ululatu et clamore concurrunt. Ita et vocibus excitatus et recreatus loci frigore sublatis oculis agitatoque corpore vivere se – et iam tutum erat – confitetur. Diffugiunt servi; quorum magna pars comprehensa est, ceteri requiruntur. Ipse paucis diebus aegre focilatus non sine ultionis solacio decessit ita vivus vindicatus, ut occisi solent.

A scuola di latino – Pag.464 n.5 – Plinio il Giovane

Larcio faceva il bagno nella sua casa di campagna di Formia. D’un tratto gli schiavi lo accerchiano. Uno gli afferra la gola, un altro gli percuote il volto col bastone, un altro il petto e il ventre, ed anche -vergognoso a dirsi- gli pesta le parti intime; e, credendolo morto, lo buttano sul pavimento surriscaldato per provare se fosse vivo. Quello o perché non percepiva o perché fingeva di non percepire, immobile e steso a terra, avvalorò la credenza dell’avvenuto decesso. Soltanto allora quasi liquefatto dal calore viene portato fuori; gli schiavi più fedeli lo raccolgono, le concubine accorrono con urla e clamore. Così e destato dalle voci e rianimato dalla frescura del luogo, alzato lo sguardo e agitato il corpo, dà a vedere -e ormai era al sicuro- di essere vivo. Gli schiavi fuggono disordinatamente; la maggior parte di loro è stata catturata, tutti gli altri sono ricercati. Costui, richiamato appena per pochi giorni alla vita, morì non senza il sollievo della vendetta, così da vivo si vendicò come sogliono essere vendicati gli uccisi.