Una torre spaventa gli Atuatuci

Postquam copias omnes in unum locum compulerant, primum Atuatuci auxilio Nerviis venerunt; deinde pugna cum Romanis nuntiata, domum statim reverterunt; cunctis oppidis castellisque desertis, sua omnia in unum oppidum egregie natura munitum contulerunt. Ac primo adventu exercitus nostri crebras ex oppido excursiones faciebant parvulisque proeliis cum nostris contendebant; postea oppido sese continebant. Ubi turrim procul constitui viderunt, primum nostros irridebant ex muro atque increpitabant vocibus, quod tanta machinatio a tanto spatio institueretur. Ubi vero turrim moveri et adpropinquare muris viderunt, nova atque inusitata specie commoti legatos ad Caesarem de pace miserunt: nam existimabant Romanos non sine ope divina bellum gerere, qui tantae altitudinis machinationes tanta celeritate promovere possent; se suaque omnia eorum potestati permittere dixerunt.

Cesare

Dopo che tutte le milizie si erano radunate in un solo luogo, in un primo momento gli Atuatici andarono in aiuto dei Nervi; poi, essendo stata annunciata la battaglia contro i Romani, ritornarono subito in patria; abbandonate tutte quante le città e le piazzeforti, riunirono tutte le loro cose in un’unica fortezza protetta ottimamente dalla posizione naturale. E al primo arrivo del nostro esercito facevano frequenti sortite dalla città e combattevano contro i nostri in piccoli scontri; in seguito si trattenevano nella fortezza. Quando videro che si costruiva lontano una torre, dapprima dal muro deridevano i nostri e gridavano parole di scherno, per il fatto che s’innalzasse a così grande distanza una macchina da guerra tanto enorme. Ma appena videro la torre muoversi e avvicinarsi alle mura, scossi dalla nuova e straordinaria scena, mandarono gli ambasciatori da Cesare a chiedere la pace: infatti ritenevano che i Romani facessero la guerra con l’aiuto divino, dal momento che potevano far avanzare con tanta velocità macchine da guerra tanto alte; dissero di mettere nelle loro mani se stessi e le proprie cose.